E da noi leoni e pinguini sbancano il botteghino

Ogni periodo vanta le sue tendenze e il grande schermo non si sottrae alla regola. Per questo Natale accanto ai cinepanettoni ecco che i cartoni animati hanno dato una linea precisa al mercato. Non più principesse dai lunghi capelli, orchi cafonal o eroi supercattivi dalla testa a lampadina (Megamind) sotto l’albero cinematografico ma film ispirati da una sola parola d’ordine: «animali». Chiunque sfogli un giornale vedrà che gli spazi dedicati al mondo animale si sono moltiplicati. E così, ad Hollywood, capita l’aria che tira, han buttato sul tavolo le fiches vincenti. Ha iniziato, tre settimana fa, la Disney rimettendo nelle sale italiane Il Re Leone, che spopolò nel 1994 con due Oscar. Rispetto ad allora il film è distribuito in 3D. In tanti hanno scommesso sul flop, ma come al solito non ci hanno capito niente. Il leone ha portato a casa 3.643.778 euro (dato aggiornato al 27 novembre), cifra destinata a salire con l’approssimarsi del ponte natalizio.
Al caldo della savana disneyana, la Warner risponde con le distese ghiacciate antartiche di Happy Feet 2, il ritorno atteso di quei pinguini imperatore ballerini che avevano incantato cinque anni fa i bambini di tutto il mondo. Questa volta, protagonista è il piccolo Erik, figlio di Mambo e Gloria, che, a dispetto dei genitori, si rifiuta di danzare. Insomma, un vero dramma all’interno di una comunità dove i passi di ballo sono all’ordine del giorno. Al punto che decide di andarsene suggestionato anche da uno strano pinguino, Sven, che pare in grado di volare. Una catastrofe ambientale, però, incombe e al povero Mambo, oltre che badare al figlio ribelle, toccherà riunire tutte le tribù dei pinguini e chiedere aiuto agli elefanti marini. Insomma, una bella favola ricca di insegnamenti sulla solidarietà, l’accettazione del diverso, la difficoltà di essere padri. Il film, nel week-end d’esordio, ha staccato biglietti per un valore di 922.763.
Il 16 uscirà Il gatto con gli stivali, che poco ha a che vedere con il personaggio della famosa favola. Il film è uno spin-off di Shrek 2 e la DreamWorks ben ha fatto a puntare su questo gattone che ha fatto subito breccia nel pubblico.

La pellicola riprende, per certi versi, lo spirito un po’ anarchico dell’orco verde anche se le peripezie del micione sono più adatte ad un pubblico giovanilistico. Certo, i richiami a Zorro, I Tre Moschettieri o Robin Hood sono evidenti; ma il fatto che siano animali a parodiarli è una goduria.