
Il cardinale Robert Sarah, già prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti e ora "inviato speciale" del Papa in Francia per le celebrazioni liturgiche del prossimo luglio al Santuario di Sainte Anne d'Auray, interviene sul momento vissuto dall'Occidente e non solo.
Eminenza, l'elezione di Papa Leone XIV segna il ritorno della verticalità nella spiritualità. Pare si possa parlare di un ritorno alla tradizione?
"La Chiesa, per sua natura, non può abbandonare la tradizione, né ritornarvi. La tradizione è parte della Chiesa, è la linfa vitale della Chiesa. Non si può mai nemmeno pensare di rottamare la tradizione, per abbracciare in modo acritico ed illusorio l'ideologia del “nuovo per il nuovo", di un futuro acriticamente valutato come migliore, pur non conoscendone la fisionomia. L'idea stessa di una storia che verso procede il proprio compimento, eliminando il passato, è un concetto di cui pensatori più moderni hanno fatto giustizia Einstein non ha mai pensato di dover eliminare Newton: sapeva meglio di altri che, secondo il detto di Pascal, si poteva appunto “appollaiare” sulle sue spalle, per cercare di vedere più lontano. è stato affidato dagli apostoli alla totalità della Chiesa. “Aderendo ad esso tutto il popolo santo, unito ai suoi pastori, persevera costantemente nell'insegnamento degli apostoli e nella comunione, nella frazione del pane e nelle orazioni, in modo che, nel ritenere, praticare e professare la fede trasmessa, si crei una singolare unità di spirito tra vescovi e fedeli”. In sintesi: «La sacra tradizione e la Sacra Scrittura costituiscono un solo sacro deposito della Parola di Dio», nel quale, come in uno specchio, la Chiesa pellegrina contempla Dio, fonte di tutte le sue ricchezze». Così dice il Catechismo della Chiesa cattolica. Cosa diversa è pensare, invece, che la tradizione sia qualcosa di cristallizzato e mummificato, di sottratto ad ogni processo fecondo della storia. La tradizione è il fuoco, il tradizionalismo può essere ideologia, quindi cenere!"
Tornando alla scristianizzazione, il Nord Europa, in particolare la Francia, sembra avere problemi superiori ad altri contesti. Come giudicare la legislazione in materia bioetica messa in piedi dal presidente Emmanuel Macron e dai governi che si sono succeduti?
"Quando si nega un ordine naturale che risulta evidente anche a chi non crede, e prevale una visione individualista che nega l'evidenza della realtà, rendendo tutto possibile, elevando questa possibilità a diritto riconosciuto e sancito per legge, si comprende come possono essere pensate e promulgate certe norme. Però, noi sappiamo che la vita appartiene a Dio, perché è da Dio. Non ne siamo i padroni ma i custodi. Nessun uomo può decidere di interrompere la propria vita. Nessuna legge, nessuna costituzione, nessun governo ha autorità, potere e diritto sulla vita di una persona. Non riconosciuto questo punto, tutto crolla!"
Questo pontificato ha messo la parola “pace” al centro della pastorale.
"La diplomazia fa parte della storia e della vita della Chiesa ed è stata per secoli anche lo strumento attraverso il quale la Chiesa ha esercitato il suo magistero ei rapporti con le istituzioni laiche. La parola pace deve essere al centro della pastorale del Papa. Ma Cristo è la nostra pace, Colui che di due ha fatto una cosa sola, abbattendo il muro di separazione che li divideva, cioè l'inimicizia, per mezzo della sua carne. Non fate del Papa un araldo della pace. Il centro della sua pastorale è Cristo Se Cristo e il suo Vangelo non sono al centro della sua missione, sarà vana la sua parola e sterile il suo ministero presente questa grande novità dell'insegnamento di Cristo, ogni sforzo umano teso alla pace risulta vano. L'augurio di Papa Leone XIV non è un vago richiamo alla pace, ma un inequivocabile riferimento alla Pace di Cristo".
Immigrazione. Lei in passato è stato un sostenitore del “diritto a non emigrare”. Lo ritiene ancora attuale?
"Non si può non sostenere il diritto a non emigrare! Chi ritiene le migrazioni necessarie e indispensabili, di fatto, compie un atto egoistico e condanna intere parti del mondo alla totale irrilevanza e, in extremis, all'estinzione. Se i giovani, che sono il futuro della società, lasciano la loro terra, le loro famiglie, il loro popolo, rincorrendo la promessa di una vita migliore, che ne sarà della storia, della cultura, dell'esistenza stessa del Paese che dovrebbe manifestarsi nel sostegno concreto allo sviluppo delle nazioni più povere, non nel “favoreggiamento” del loro svuotamento demografico e di futuro".
“Dio esiste?”, questo il titolo del suo ultimo libro, edito da Cantagalli.
"Questa è la domanda che l'umanità si pone da sempre, in particolare l'uomo contemporaneo che sembra aver definitivamente accantonato il divino. Dio è diventato un estraneo nella nostra vita e il suo posto è stato occupato da idoli di ogni genere. L'uomo contemporaneo sembra addirittura aver rinunciato a dare un senso alla propria esistenza, alla vita, alla morte, alla gioia e alla sofferenza. Tutto inizia per caso, vive, dura e finisce per caso. I nuovi idoli sono essi stessi figli del caso: il successo, la ricchezza, il potere, il possesso materiale delle cose e delle persone sono casualità che accadono senza un motivo o, al massimo, dipendono dalle capacità personali. L'uomo contemporaneo spesso non percepisce più neppure l'amarezza causata dalla mancanza di senso, dal dipanarsi di una vita che passa e ci lascia profondamente tristi ea volte esausti ha senso, e di più si avanza negli anni e più questa sensazione diventa una certezza che rattrista le nostre giornate".
Lei ha sostenuto che l'Europa è ormai senza Dio. Qual è la causa?
"Lo fa perché è prevalsa l'idea che possa fare a meno di Dio. L'Occidente ha ucciso Dio. Non ha più bisogno di Dio. Dio è inutile. Dio è visto come un ostacolo alla libertà umana.
Questa è l'epoca in cui l'uomo stesso, che ha detronizzato Dio, si siede al Suo posto, creando esso stesso un nuovo ordine delle cose che evidentemente nega l'ordine che risulta evidente anche a chi non crede in Dio. "Etsi Deus daretur" - "vivere come se Dio esistesse", questo è l'invito che Papa Benedetto XVI all'inizio del suo pontificato si rivolgeva a tutti, credenti e non credenti".