Il business dei santi ora spopola sul web Ossa, capelli e abiti: migliaia di euro per le reliquie sacre (ed è tutto illegale)

Frammenti di santi venduti online tra affari, mistero e illegalità: ossa, capelli e vestiti sacri finiscono su eBay e social. Un mercato vietato dalla Chiesa ma in piena espansione nel 2025.

Il business dei santi ora spopola sul web Ossa, capelli e abiti: migliaia di euro per le reliquie sacre (ed è tutto illegale)
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Da trecento anni viaggia in giro per l'Europa». Sarà marketing, ma il venditore ci sa fare. Dopo una fitta corrispondenza online mostra il documento di autenticità, invia svariate foto, dimostra i passaggi di proprietà, poi punta tutto sul fascino del mistero, sulla suggestione della Storia. Sul mercato il suo pezzo grosso è un frammento di osso di San Tommaso. Proprio lui, che riconobbe Gesù dopo aver dubitato della sua risurrezione. Chissà cosa penserebbe vedendo le sue membra sbattute nel gran bazar online delle reliquie. La trattativa trova un punto mediano su una cifra: 1.500 euro. Tanto valgono due millimetri di fibre e tessuti dell'Apostolo. Ma la proposta d'acquisto era partita dal doppio. «E' un vero affare, una chicca».

Feticci online

Il mercato nero delle reliquie sacre sul web ha trovato l'humus alla luce del sole proprio sul web, dove ogni giorno finiscono migliaia di feticci: ciocche di capelli, pezzi di pelle, ossa e unghie ma anche lembi di abiti. Benvenuti nel suk moderno di santi, beati e venerabili. Dove la reliquia si fa business. Si vende al miglior offerente, si tratta sempre e si paga con carta prepagata. Da Ebay a Subito.it, da Catawiki al Marketplace di Facebook, sulle piattaforme di vendita online i devoti delle reliquie hanno l'imbarazzo della scelta per pregare sulle spoglie sacre: si possono acquistare frammenti di carne di San Giuseppe Benedetto Cottolengo, un ossicino di Santa Crocifissa di Rosa, vestiti di San Paolo VI. Con 2.800 euro si può persino portare a casa una reliquia di San Carlo Borromeo. L'e-commerce per avvicinarsi alla fede, la religiosità popolare battuta all'asta. Ecco i nuovi mercanti del Tempio, che gestiscono un giro d'affari enorme da centinaia di migliaia di euro all'anno. Sembra di essere tornati al traffico di laici e religiosi nel XIII secolo o all'epoca dei corpisantari che nel Settecento estraevano corpi dei martiri dai sepolcri. Chi l'avrebbe detto che nel 2025 il fenomeno della caccia di reliquie avrebbe conosciuto nuova linfa e che la richiesta sarebbe stata enorme? Anche se ci sono i falsi, anche senza bolle o sigilli di autenticità. E soprattutto anche se non è legale.

Le regole violate

Dal 1983, infatti, la Chiesa ha bandito la commercializzazione di oggetti religiosi con il Canone 1190 del nuovo Codice di diritto canonico, mentre nel 2016 il Dicastero vaticano che si occupa delle cause dei santi ha stabilito che «non è consentito lo smembramento del corpo, salvo che il vescovo non abbia ottenuto il consenso della Congregazione delle cause dei santi per la confezione di reliquie insigni» e che «sono assolutamente proibiti il commercio e la vendita delle reliquie nonché la loro esposizione in luoghi profani». Parole inascoltate. Anzi, il mercato è tanto florido che in rete finisce anche materiale sacro rubato.

Secondo i Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale dal 1970 ad oggi sono stati trafugati più di 5mila reliquiari in tutta Italia, con una media di 300 all'anno

negli ultimi quindici anni. Molti di essi - ex sanguine, ex ossibus, ex corpore, ex capillis - vanno ad alimentare il sottobosco commerciale della devozione popolare. Frammenti sospesi tra cielo e terra, tra sacro e profano.

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