E ora il Professore apre ai clandestini ma chiude con l’Ue

Alberto Indelicato

Il governo Zapatero non ci va con mano leggera. Sui diversi fronti: quello di Ceuta e Melilla sulla costa africana, quello delle Canarie e quello di Gibilterra ha apprestato le sue difese contro l’immigrazione clandestina. Navi pattuglia, aeronavi ed addirittura un satellite dovranno impedire l’arrivo di ospiti indesiderati, che peraltro se riuscissero a raggiungere le rive sarebbero rispediti ai Paesi d’origine. Recentemente sono stati conclusi da Madrid nuovi accordi con diversi Stati, tra cui il Mali, il Ghana, il Capo Verde e il Camerun. Se i socialisti spagnoli hanno deciso la linea dura, i gollisti francesi non sono da meno. La legge, che prende il nome dal ministro dell’Interno Nicolas Sarkozy, molto simile alla Bossi-Fini ed appena approvata dalla Camera dei deputati, stabilisce che l’immigrazione deve essere «scelta» in base alla reale utilità dello straniero e non subita dal Paese ospite. «La Francia - ha detto chiaramente il ministro dell'Interno - la si ama o la si lascia». D’altronde la pretesa delle organizzazioni cosiddette umanitarie di aprire le porte ai clandestini e di legittimare tutti gli irregolari sarebbe più credibile se esse non fossero in certo modo interessate a «proteggerli», se cioè fossero veramente volontarie e non fruissero di finanziamenti pubblici. Il partito socialista francese, che ha votato contro la legge è lo stesso che quando era al potere aveva poco caritatevolmente affermato per bocca del suo primo ministro che «la Francia non poteva accogliere tutta la miseria del mondo». Il governo socialista fu infatti quello che effettuò le prime espulsioni rapide per mezzo di aerei charter. Anche nella laburista Gran Bretagna, nella Germania della Grosse Koalition socialista-cristianodemocratica, nella pur tollerante Olanda si è presa coscienza del fatto che l’immigrazione non può essere affrontata esclusivamente con malinteso spirito umanitario e senza tener conto delle sue ripercussioni sulla società. L'opinione pubblica non è razzista, ma potrebbe essere spinta a reazioni xenofobiche dal comportamento di certe minoranze che, non potendo o non volendo trovare un’occupazione regolare, sono necessariamente spinte alla piccola o grande criminalità.
Di fronte alla pur tardiva preoccupazione dei governi europei sulle conseguenze della negligenza con cui era stato visto l'afflusso indiscriminato di immigrati non richiesti, il nuovo governo italiano si è invece impegnato ufficialmente ad abolire la legge in vigore «demagogica ed inefficiente». Per emanarne una più efficiente? Niente affatto: «La nostra politica - ha dichiarato il presidente Prodi - si baserà su accoglienza e convivenza. Occorre incoraggiare e favorire la piena integrazione sino alla cittadinanza». Il nuovo ministro del Lavoro, il «rifondator-comunista» Paolo Ferrero, è stato ancor più chiaro ed ha detto che vuole costruire una società multietnica, «rompendo il meccanismo dell’illegalità di queste persone e regolarizzando gli immigrati che lavorano senza permesso di soggiorno». Per prima cosa chiuderà i Cpt (Centri di permanenza temporanea), lasciando liberi di circolare per tutto il continente decine di migliaia di irregolari. Ma coloro che sono oggi al potere non gridavano sino a ieri ad ogni piè sospinto che si rischiava di «uscire dall’Europa» intesa principalmente come Francia, Spagna e Germania? E fare una politica immigratoria opposta alla loro non è appunto uscire dall’Europa? Di fronte alla più saggia politica degli altri Paesi europei l’immigrazione clandestina africana, islamica e asiatica sarà attirata da un’Italia che si accinge ad aprire le sue porte a chiunque voglia entrarvi. La conseguenza inevitabile sarà l’esclusione del nostro Paese dallo «spazio Schengen», in attesa di altre misure di emarginazione.

Come europeismo non c’è male.

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