Roma

E ora Rignano è spaccato in due

da Rignano Flaminio
In centinaia hanno atteso notizie in piazza, davanti al Comune. Rignano Flaminio non riesce a tornare alla normalità. «Siamo aspettando le novità degli interrogatori - dicono gli abitanti della cittadina a nord di Roma - non crediamo che le maestre abbiano potuto fare quelle schifezze ai bambini». Una comunità che da giorni non parla d’altro nei bar, nei luoghi di lavoro, per strada. Ma una comunità spaccata in due: da una parte i genitori di 80 e più ragazzini che hanno frequentato la materna comunale Olga Rovere, da ottobre riuniti in un’associazione, che puntano il dito contro i presunti pedofili. Dall’altra i paesani doc (4mila persone), che guardano con sospetto i nuovi arrivati, ovvero i 3500 romani fuggiti dal caos della metropoli in cerca di pace e tranquillità per i loro figli. «Quelli non sono di Rignano - dice un’anziana - altrimenti non avrebbero accusato ingiustamente i loro vicini». In mezzo le vittime degli abusi, almeno 16 bimbi dai 3 ai 5 anni che avrebbero subito ogni sorta di perversione, stando al gip Elvira Tamburelli che ha accolto la richiesta di carcerazione del pm Marco Mansi. Orrori continui, perpetrati dai sei (le tre maestre, una bidella, l’autore televisivo e il benzinaio) durante l’orario scolastico quando facevano uscire i bambini da scuola a gruppi di 4 e, a bordo di un’auto, li facevano entrare nella villetta di una di loro dove li costringevano a subire giochi erotici. «La bambina racconta che quanto esce da scuola - si legge sull’ordine di cattura - va con la macchina della maestra Marisa in un posto lontano dove ci sono i cuoricini per finta e ad attenderli ci sono Patrizia e la bidella Cristina. Parla e soprattutto mostra chiaramente il gioco del (omissis) che le aveva provocato del sangue».
Psicosi collettiva, assenza di riscontri, perizie discutibili: per i legali che ieri hanno assistito gli indagati il castello accusatorio è destinato a crollare. «La signora Marisa Pucci si dichiara estranea ai fatti - spiega l’avvocato Emilio Salustri -, le imputazioni sono gravi ma esistono solo le dichiarazioni dei bambini che vengono riportate dai genitori. Intercettazioni né telefoniche né ambientali hanno confortato l’ipotesi accusatoria. In materia di dichiarazioni rese dai minori c’è la possibilità di condizionare i bambini con domande chiuse in cui vengono suggerite le risposte». E l’avvocato Franco Coppi, legale di Gianfranco Scancarello e Patrizia Del Meglio: «Hanno ribadito ciò che avevano detto a febbraio. Ovvero che non c’entrano nulla con queste cose, non hanno tagliuzzato braccia a nessuno, non hanno distribuito sangue da bere, non hanno iniettato nulla, né somministrato narcotici. I bambini indicati, poi, non facevano neanche parte della classe guidata dalla signora Del Meglio». «Le accuse - aggiunge - si basano su ciò che i genitori raccontano di avere saputo dai bambini e sulla relazione di una psicologa che li ha ascoltati senza registrare le loro risposte». Oggi, invece, si terrà l’interrogatorio del cingalese Kelum Weramuni De Silva. «Non è certo l’uomo nero come descritto - dice l’avvocato Ettore Iacopone -, e le accuse non sono rette da prove. Nessuna intercettazione, nessun materiale sequestrato.

Gli altri indagati? Non li conosceva nemmeno».

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