Roberta Bottino
E fu così che anche il pesce daprile divenne pretesto per attaccare Silvio Berlusconi. Palazzo Tursi, sala rossa del consiglio comunale. Nella rete è finito Edoardo Rixi il capogruppo della lega Nord, che ha presentato una mozione urgente sui finti manifesti del Comune che alcuni buontemponi il primo aprile scorso avevano affisso con un bando per cambiare la bandiera simbolo di Genova. Rixi vuol sapere se per caso la giunta, scherzo o non scherzo, potrà mai fare una cosa del genere, visto che già in passato il sindaco Giuseppe Pericu ha ipotizzato di non considerare più la lanterna simbolo della Superba. La risposta arriva dallassessore alla promozione della città Anna Castellano. Umorismo rosso: «Mi sono davvero divertita leggendo quei cartelli. Finalmente cè chi preferisce dare spazio alle relazioni sociali in unepoca teledipendente e berlusconizzata».
Eccolo laffondo e poco importa se la «battuta» centra poco anzi niente: loccasione per attaccare Berlusconi è imperdibile. «Ci sono stati dei precedenti - ha ricordato il consigliere leghista -. Il sindaco in passato aveva persino proposto di sostituire il simbolo della nostra città, la lanterna, con altri monumenti. E non dimentichiamo che persino nel 2004 in occasione di Genova capitale della Cultura era stata scelta una bandiera che non mostrava alcun richiamo alla storia e alle tradizioni della città».
Lassessore Castellano ha precisato che il primo cittadino aveva soltanto ventilato lipotesi di trovare altre icone per Genova, perché «se la città cambia ed è in continua evoluzione, anche i suoi simboli possono adeguarsi con i tempi». Per quanto concerne la bandiera «rossa» del 2004, lassessore tiene a sottolineare che aveva una grande importanza il «Nova» posizionato dopo «Ge». «Quella scritta stava ad indicare chiaramente - continua la Castellano - tutte le novità che il Comune avrebbe offerto ai genovesi e ai turisti, in quellanno in cui la città era capitale europea della cultura». Linterrogazione di Edoardo Rixi voleva strappare alla giunta una promessa: non cambiare mai in futuro i simboli della città.
La risposta è finalmente arrivata e la giunta non dovrà più rimangiarsela. «Teniamoci la storia così comè - dice Castellano -.
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