Politica

E dalla porta accanto spunta Samuele

In passerella ragazzi dalla faccia pulita e senza isterismi. Su tutti il «bello di Corsico»

Paola Bulbarelli

da Milano

Se deve avere delle caratteristiche sono queste: occhi verdi, bocche ben disegnate e carnose, muscoli addominali e pettorali scolpiti ma non troppo, bicipiti non pronunciati. Il palestrato che non entra nelle giacche perché ha braccia da wrestling, casa. D’obbligo la depilazione e i tatuaggi. Ovviamente devono essere alti anche se troppo spesso si sono viste delle gambe corte, quasi tozze. Come dire che i marcantoni alla Marcus sono pressoché spariti. In compenso se da un lato non vanno più i fisicati alti due metri, ben diverso è il destino dei modelli italiani, esattamente contrario a quello delle loro colleghe femmine: sono gettonati tanto quanto, o forse più, degli stranieri.
Vanno di moda, piacciono di più, sono più liberi e poi, diciamolo, quell’aria latina colpisce più della spada. Tra tutti spicca Samuele, il bello dei belli, milanese di Corsico, ex barista, che ormai da diversi anni calca le passerelle più famose. Armani a esempio, lo vuole sempre tra le sue fila, accanto a altri super fascinosi che ubriacano a tal punto che te ne freghi dei vestiti. È in pratica, ciò che è accaduto alla presentazione della collezione Emporio: più belli di così non si poteva. Eppure hanno molte meno pretese rispetto alle ragazze, che appena finiscono una sfilata salgono in auto con i driver e fuggono alla sfilata successiva. Loro no, zainetto in spalla vanno a piedi, in gruppo o soli, o al massimo in motorino. Meno pretenziosi, meno capricciosi. Anche nei compensi. Forse c’è solo Will Chalker (da Iceberg, Valentino e altre 18 sfilate), numero uno al mondo, monografico su Max intitolato «J Will», ricercato per le campagne pubblicitarie più importanti (Valentino con Gisele, Vuitton, Jil Sander, Yves Saint Laurent) a contendersi lo scettro di più pagato (e più caro). Anche lui, come la maggior parte di questi giovani, è stato scoperto per caso: si trovava in un locale nei sobborghi di Londra e, in un attimo, gli è cambiata la vita.
Di tipi se ne sono visti diversi (capelli lunghi con ciuffo o corti corti) ma con denominatori comuni. «È tornato con prepotenza il ragazzo dal look pulito» spiega Lisa Ovadia, responsabile del reparto uomo dell’agenzia Fashion. Facile allora, pare di parlare dei ragazzi della porta accanto. «Non è proprio così. Tant’è che certi modelli fanno una marea di sfilate al giorno». C’è penuria di maschi come si deve? Partendo da questo, che è un assoluto inequivocabile, a guardare le sfilate sembrerebbe di no. Coveri, Byblos, Rocco Barocco, Ferrè, Etro, Pignatelli, Versace hanno esibito il meglio e anche più. Miu Miu, come per la moda in controtendenza, ha presentato una serie di giovani biondi, magrucci, un po’ primi della classe ma a ribadire il concetto del macho macho ci pensano Dolce e Gabbana, dove, aitanti più che mai, i modelli si lasciavano massaggiare con l’olio i corpi che poi, sotto i riflettori, risplendevano come marmo.
Tra i più contesi il brasiliano Joao Vellutini pelle olivastra, moro, occhi scuri visto da Gucci e sulla pedana di altre 13 sfilate. E Chris Faroux, francese (al suo attivo le campagne di Vuitton, Hugo Boss, Jean Paul Gaultier) a Milano protagonista di D&G, Frankie Morello, Gucci. Comunque per belli e affascinanti che siano non riescono a fare notizia quanto le indossatrici.

Urgerebbe appellarsi alle pari opportunità.

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