Politica

E il presidente della Bce «archivia» il caso Bankitalia

Jean-Claude Trichet: «Le responsabilità di vigilanza sono solo a livello nazionale»

Gian Battista Bozzo

da Roma

Il caso Fazio non è stato oggetto di discussione alla riunione dei governatori del G10 a Basilea, dedicata in particolare all’effetto petrolio sulla crescita economica gobale. Al termine del vertice, tuttavia, il presidente della Bce Jean-Claude Trichet ritorna brevemente sulla vicenda: «Con la Banca d’Italia - spiega - è in corso un dialogo. Abbiamo ricevuto copia del documento presentato al Cicr dal governatore Fazio, e la Banca d’Italia ha dato la propria disponibilità a fornire ulteriori informazioni». Trichet conferma che la Banca centrale europea è «inflessibilimente attaccata al rispetto delle regole: nessuna considerazione di carattere nazionale deve interferire» nelle decisioni.
A Francoforte, sede della Bce, si sta esaminando il dossier Antonveneta esclusivamente dal punto di vista tecnico. Se la condotta della Banca d’Italia e del governatore verrà ritenuta conforme ai Trattati e alle regole di concorrenza, non vi saranno altre indagini. Trichet ricorda inoltre che «non abbiamo, a livello di Bce, una responsabilità diretta su vigilanza e sorveglianza; il Trattato dice chiaramente che le responsabilità dirette di vigilanza restano a livello nazionale». Nessun accenno è mai venuto dal presidente della Banca centrale europea alle frasi del governatore italiano intercettate e riportate dalla stampa. La riunione di giovedì del Consiglio della banca, nell’Eurotower di Francoforte, sarà l’occasione per ulteriori chiarimenti. L’esito della vicenda Antonveneta, con l’olandese Abn Amro a un passo dal controllo dell’istituto padovano, potrebbe dare una mano al governatore.
Il futuro di Fazio si decide dunque in Italia più che in Europa. Ieri Romano Prodi ha affermato che l’Unione «conferma il proprio giudizio unanime sulla condotta del governatore, che continua ad infliggere un danno al Paese». Secondo Prodi, è necessaria una «riforma complessiva» della Banca centrale, basata sul mandato a termine, su nuovi rapporti fra la Banca ed il Parlamento, e sull’affidamento all’Antitrust della vigilanza sulla concorrenza nel settore bancario. «Abbiamo discusso anche del bisogno urgente di dare all’attuale governatore un successore in grado di ridare prestigio e credibilità alla Banca d’Italia», aggiunge, senza però far nomi. Infine, Prodi nega ogni relazione tra la posizione di Fazio ed il fatto che il governatore sia cattolico: «Non vedo che cosa c’entri la questione del governatore con la Chiesa».
L’Unione cavalca dunque la polemica sulla Banca d’Italia, ma anche Gianfranco Fini ribadisce che l’«ostinazione di Fazio di non adeguarsi alla decisione di introdurre il mandato a termine non fa onore all’Italia». Secondo un sondaggio Ipsos-Apcom, il caso Bankitalia ha colpito gli italiani: l’82% del campione l’ha seguito sui giornali, o almeno ne ha sentito parlare. E per il 65% del campione, le dimissioni del governatore appaiono inevitabili.
Domani, al Senato, riprende l’esame della legge sul risparmio. Si tratta di un passaggio importante perchè il governo ha deciso di introdurre la riforma di Bankitalia attraverso un emendamento a quel disegno di legge. Oltre a quello presentato dal governo - che prevede il mandato di 7 anni per il governatore, il rafforzamento del Direttorio e la modifica dell’assetto azionario della banca - sono circa 300 gli emendamenti presentati dalle forze politiche. Fra questi, l’atteso emendamento Grillo-Boscetto che elimina il tetto del 30% al diritto di voto delle Fondazioni nel capitale delle banche. Norma, introdotta in commissione prima della pausa estiva, che riguarda il particolare la Fondazione Montepaschi. Stasera scade il termine per i sub-emendamenti.

È possibile che qualche modifica in extremis riguardi il trasferimento al Parlamento del potere di nomina e di revoca del governatore, potere che verrebbe in tal modo sottratto al Consiglio superiore di Bankitalia.

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