E «Repubblica» imbavaglia Minzolini

È un peccato che i lettori del Giornale, presumibilmente, si siano persi il corsivo vergato da Curzio Maltese ieri su Repubblica. Nulla meglio di quelle poche righe spiega quale valore attribuire alle nobili battaglie combattute senza sosta dal quotidiano diretto da Ezio Mauro in nome della libertà di stampa. Ricordate le manifestazioni di piazza, l’indignazione per le querele, i richiami all’articolo 21, le prese di posizione degli intellettuali, il presunto allarme dei giornali stranieri? Ricordate i politici di sinistra, che si accodarono al quotidiano di riferimento, come se loro fossero pisquani capitati lì per caso? Ricordate la retorica, gli appelli, i proclami, perfino i distinguo grotteschi tra «libertà di stampa» e «serenità di stampa» (copyright Saviano)?
Ecco: era un treno di belle parole destinato a deragliare contro un dato di fatto. Se non la pensi come loro, devi tacere. Per Repubblica e codazzo democratico, la libertà di stampa non è un valore assoluto, dipende da chi chiede la parola. Maltese & Co. possono quindi scrivere di tutto, perfino scambiare pettegolezzi per capi d’imputazione e spacciare ciarpame assortito per approfondite inchieste sul degrado della classe politica (leggi: Silvio Berlusconi). In questo caso nessun problema, è la libertà di stampa, bellezza.
Al contrario, il direttore del Tg1 Augusto Minzolini non può intervenire, come ha fatto lunedì, con un editoriale su un tema all’ordine del giorno senza essere trattato da Maltese stesso come un burattino mosso da un «ventriloquo» (leggi ancora: Silvio Berlusconi). Peggio. Minzolini non è un’entità separata dal presidente del Consiglio, non ha diritto neppure ad avere un’identità; per Maltese è un «Berluschini», al massimo un «Minzoloni».
Che avrà mai detto l’«augusto direttore» per meritarsi un trattamento in puro stile staliniano come questo? Niente di particolare, ha fatto notare come la soppressione dell’immunità parlamentare, avvenuta a furor di popolo nel 1993, abbia finito per sbilanciare i poteri: quello giudiziario tiene sotto scacco gli altri, e si è allargato al punto che qualche toga, ad esempio il procuratore di Palermo Ingroia, trova normale dire in pubblico di voler «ribaltare il corso degli eventi». Ristabilire l’equilibrio è davvero un’idea così stupida? Eppure i costituenti inserirono l’immunità a tal fine proprio in quella Carta venerata da ogni editorialista di Largo Fochetti...
Niente da fare, per Repubblica le assennate parole di Minzolini equivalgono a un intollerabile comizio in favore della maggioranza. Idem per il Comitato di redazione del Tg1 stesso, che ieri ha fatto sapere di non approvare lo schiacciamento sulla linea del governo, fatto incoerente con la tradizione della testata, come se il Tg1 e la politica finora fossero sempre stati su due pianeti diversi. Stessa posizione, più o meno, ha espresso il presidente della Rai Sergio Zavoli. Ovviamente si è scandalizzato anche il Partito democratico, ad esempio Rosy Bindi è rimasta «esterrefatta». Altri hanno condannato «l’atto inaccettabile» e giurato di non voler abbassare la testa alla «propaganda del governo». Ma la sinistra da mesi su questi e altri temi va a completo rimorchio di Repubblica, quindi queste dichiarazioni non sono importanti, lasciano il tempo che trovano, tanto vale leggere direttamente il quotidiano da cui la Bindi si fa dettare la linea.
Maltese sottopone Minzolini a una bella purga, roba da Pravda degli anni d’oro. La tesi sull’immunità parlamentare? Avrebbe potuto esporla Berlusconi stesso «ma se ne vergogna e lo si comprende». Perciò «l’ha fatto dire in un editoriale al direttore del Tg1, che non ha di questi problemi». Maltese è così scocciato da non farcela più, gli cascano le braccia: «Lo sbigottimento, la sorpresa, lo stupore, il trasecolare, l’inorridire perfino appaiono ormai fasi superate. Siamo più che altro stufi. Stanchi di pagare lo stipendio a un direttore del Tg1 che ignora i fondamentali del servizio pubblico e della notizia». Un direttore che «ha diritto di esprimere un’opinione. Ma sempre quella del suo padrone?».
Minzolini è un servo. Adesso il libero Maltese dia una lezione a tutti. Scriva un articolo di fuoco contro Michele Santoro, sbeffeggi Marco Travaglio, dia una lavata di capo a Milena Gabanelli, infierisca con la sua ironia su Giovanni Floris, se la prenda con le orride trasmissioni di satira (?) a senso unico in onda su Raitre.

Lo dica: siamo stufi di pagare lo stipendio a questa gente che «ignora i fondamentali del servizio pubblico».
E, soprattutto, lui che non ha padroni, è indipendente, resiste al leccaculismo e padroneggia «i fondamentali della notizia» faccia una bella inchiestona su Carlo De Benedetti. In nome della libertà di stampa.

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