E la tecnologia rimane fantasma

Pare incredibile che nel 2009 si debba ancora parlare di gol fantasma. Ma è così per colpa (sì, colpa, e anche grave) di Fifa e Uefa. Per Blatter e Platini il tempo passa invano. Chissenefrega se la moviola decide un mondiale di rugby, una finale olimpica di scherma o fa da spartiacque nelle più delicate partite di tennis. Il calcio non ne vuole sapere per paura di alterare equilibri atavici. È l’unico tema sul quale Blatter e Platini la pensano allo stesso modo. Eppure ci vorrebbe poco per eliminare alcune delle grandi ingiustizie che caratterizzano le partite di pallone, almeno nei campionati e nelle competizioni maggiori. La tecnologia usata nel tennis sarebbe facilmente trasferibile nel calcio secondo un illustre parere. Il problema s’è riproposto ieri con due gol fantasma, l’uno del reggino Ceravolo al Cagliari, l’altro del laziale Zarate a Palermo. In entrambi i casi l’arbitro e l’assistente più vicino hanno detto che no, il pallone non aveva oltrepassato la linea bianca. Per le immagini tv, invece, Ceravolo aveva segnato: in ritardo l’intervento di Jeda.

Nell’altro caso Amelia ce l’avrebbe fatta a inchiodare in extremis il tiro di Zarate sulla linea. Questione di centimetri, se non di millimetri. Ho sentito dire che gli arbitri di porta avrebbero risolto la questione. Una presa in giro, neanche loro ci sarebbero riusciti. Ci vuole qualcos’altro. Basta volerlo.

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