E Zapatero chiude agli stranieri: nessun nuovo ingresso dal 2009

Il ministro socialista del Lavoro: accoglieremo solo operai specializzati

da Madrid

Stringi stringi, alla fine il rubinetto si è chiuso del tutto. La durissima crisi economica che sta colpendo la Spagna ha fatto compiere un altro marcia in dietro all’esecutivo socialista guidato da Zapatero. Il ministro del Lavoro spagnolo Celestino Corbacho, ha annunciato che dall’anno prossimo verrà smantellato quello che fino ad ora era considerato il fiore all’occhiello della politica d’immigrazione di Zapatero: l’assunzione di nuovi immigrati.
Corbacho, che già a luglio parlava di una riduzione delle assunzioni, ora ha chiarito che dal 2009 il numero di lavoratori stranieri che la Spagna andava a cercare all’estero - e portava in patria solo per un periodo limitato di tempo - «si approssimerà a zero». Ci sarà posto infatti solo per qualche lavoratore iperspecializzato. Con questa inversione di tendenza il governo vuole correre ai ripari e tentare di frenare una disoccupazione che ha già superato il 10% della popolazione attiva.
La volontà dei socialisti è chiara: non fare entrare più nessuno straniero e riutilizzare la forza lavoro inattiva (spagnola e straniera) già presente nel paese per coprire quei posti vacanti prima assegnati con i contratti in origine. Meno chiaro è invece l’impatto che una misura del genere potrà avere su un’economia in serio affanno sotto i colpi della crisi mondiale e della crisi immobiliare per la quale sta passando il paese (vendita di case caduta del 23% negli ultimi 10 mesi e 2,5 milioni di disoccupati ad agosto, di cui 500mila stranieri).
Ma non chiamare stagionali risolverà davvero il problema della disoccupazione? E gli spagnoli senza lavoro andranno a raccogliere le fragole in Andalusia o lasceranno scoperti questi lavori duri? Per sindacati e opposizione le risposte sono chiare. Il Pp ha infatti accusato l’esecutivo di voler dare tutta la colpa della pessima situazione economica ai lavoratori stranieri, mentre il resto dell’opposizione ha chiesto ai socialisti un po’ di «realismo» e misure serie per frenare la crisi. I due sindacati più importanti del paese (Comisiones Obreras e Ugt) credono che la misura sarà addirittura negativa, in quanto fomenterà l’economia sommersa del paese, visto che solo pochi spagnoli accetteranno di fare lavori non specializzati e mal pagati.
Della stessa opinione anche le associazioni di coltivatori, che temono infatti di rimane a corto di mano d’opera (l’anno scorso sono stati 200mila i lavoratori stagionali arrivati dall’estero, e quasi 89mila quest’anno da gennaio a luglio). Secondo El Mundo, solo 16 persone su 800 avrebbe deciso di lavorare alla raccolta delle fragole nelle imprese agricole di Huelva (Andalusia).
A questi dubbi sull’efficacia si somma anche un interrogativo morale: è giusto che un governo - socialista - che ha fatto della difesa dell’immigrazione il suo cavallo di battaglia utilizzi come un usa e getta la forza lavoro straniera? A quest’ultima domanda ha risposto, indirettamente, lo stesso Corbacho, presentando l’importante misura in sordina, alla fine di una conferenza stampa e quasi per caso, rispondendo ad una domanda di un giornalista, ma senza averne fatto parola neppure con le parti sociali con cui era riunito.
Il ministro è però alle strette e deve tagliare.

La spesa dello Stato per i sussidi di disoccupazione è attualmente di 15 miliardi di euro, ma arriverà a 19 se la disoccupazione toccherà quota 12,4%, come prevede il governo, la cui stima non è delle più nere. L’associazione delle Grandi imprese di lavoro prevede infatti che arrivi al 14% nel 2009.

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