nostro inviato a Silverstone
Non è la cifra a impressionare o far dubitare: trenta milioni di euro per due anni. Bensì il nome: Jenson Button. Perché accostarlo alla Ferrari, più che una forzatura pare uneresia. Ottimo pilota Jenson, ma non eccelso. Un pilota cui sinvidia soprattutto il savoir-faire con le donne, questo sì, da vero campione del mondo, da gentleman driver anni Sessanta e Settanta e Ottanta. Ma Jenson non porta con sé, come invece Schumi, Alonso o Raikkonen, le stimmate del fuoriclasse. Eppure, certa stampa anglossassone urla ciò che fin qui non aveva neppure sussurrato: «La Ferrari vorrebbe Button per sostituire Barrichello fin dallanno prossimo e promuoverlo prima guida non appena Schumacher dovesse ritirarsi». Tra i motivi delloperazione, anche quello di spostare lopinione pubblica dOltre Manica un po più verso Maranello, vista lattuale spaccatura in seno al mondo dei motori, con la Federazione e la Ferrari da una parte e tutti gli altri team (soprattutto inglesi) dallaltra.
«Bello leggere simili indiscrezioni», ha commentato linglese, «non le smentisco e non le confermo perché non posso parlare del mio futuro». Gli uomini della Rossa hanno, invece, sgranato gli occhi per la sorpresa e lunico commento riferibile è un categorico «non se ne parla proprio». Ne parla invece, approfonditamente, Bernie Ecclestone: «Jenson ha bisogno di un team come la Ferrari per emergere. Tempo fa, per colpa dei troppi complimenti ricevuti, ha rischiato di montarsi la testa, ma ora è tornato a rimboccarsi le maniche. Per cui, ripeto, a Button farebbe bene la disciplina di Maranello. Basti pensare a Michael Schumacher: si dedica sette giorni su sette alla squadra.
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