Grandi viali alberati in periferia, lungo le circonvallazioni e le direttrici di accesso in città. Così lo staff di Renzo Piano, coinvolto dal maestro Abbado nella stesura del cachet da 90mila alberi, chiesto per il suo rientro alla Scala, immagina la Milano del futuro. Non solo centro, ma un progetto che riguarda tutta la città e che si intreccia con interventi dellamministrazione comunale. Dai raggi verdi firmati da Andreas Kipar a piazza Selinunte, che ospita un recente boschetto, dal parco delle Terrazze, in via dei Missaglia, con il progetto della biodiversità, a piazzale Abbiategrasso, con i suoi alberi al centro dellaiuola. Lo staff di Piano che ha macinato chilometri per mappare la situazione del verde e misurare marciapiedi, strade e piazze, nei casi citati ha trovato delle piacevoli sorprese. «Ci aspettavamo di trovare terra di nessuno, una periferia di solo cemento - confessa Alessandro Traldi, che firma con Renzo piano il progetto - invece in alcuni casi non è stato così». Ma facciamo un passo indietro, nel tempo. «Il Piano Beruto di fine 800, la prima pianificazione stradale della città, aveva previsto in periferia grandi viali alberati. Ci fu una rovente polemica in consiglio comunale - racconta Franco Giorgetta - Beruto insisteva perché si costruissero strade più larghe che permettessero appunto di sistemare delle piante, cadde la giunta, e lidea non ebbe più seguito».
Il piano attuale mira quindi a rimpolpare i viali con fresche chiome secondo tre direzioni: nei viali delle Regioni ovvero viale Molise, viale Puglia e viale Lucania: «varie vicende - spiega Giorgetta - tra cui il cancro colorato del platano, hanno prodotto diverse lacune e discontinuità nei filari, che devono essere integrate. Qui il progetto prevede 1.000 nuove piante». I grandi viali di accesso alla città invece sono spogli. Un esempio per tutti? Viale Forlanini. «Per buoni tratti - osserva il paesaggista Giorgetta - le fasce laterali sono libere e incolte, in altri si affacciano prati recintati, mentre al centro della carreggiata si trova una siepe sempreverde. Qui sarebbe molto facile piantare 600 alberi di prima grandezza, come platani o querce». Nel complesso sulle dieci radiali di accesso alla città il progetto Piano-Abbado prevede 3.000 nuove piante. Palmanova è una strada ad alto scorrimento su cui si affacciano residenze. Per metà della lunghezza sono stati piantati cedri che formano una cortina protettiva, ma incompleta: sarebbero necessari altre 180 cedri. Molto diverso il caso di via dei Missaglia, che si presenta come una landa desolata e grigia. «Le auto sfrecciano a 100Km/h, le biciclette sono costrette ad andare sul marciapiede, il viale ha un aspetto piuttosto desolante - osserva Traldi -. Lambito di intervento che abbiamo pensato si sviluppa in tre punti: il parco della chiesa Rossa, che andrebbe rinfoltito e piazzale Abbiategrasso, in parte già verde, ma che meriterebbe di essere integrato. Si tratta di una cicatrice aperta. Verso lesterno cè il cosiddetto parco delle Terrazza, su cui insiste il progetto di biodiversità del Comune, allapparenza però un prato che meriterebbe di ospitare degli alberi.
Ecco come gli alberi di Abbado cambieranno il viale Forlanini
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