Cronache

Ecco chi è il cardinale che i buonisti volevano sconfessare

Il cardinale Robert Sarah, l'ecclesiastico del libro scritto col contributo di Joseph Ratzinger, è un teorico della crisi dell'Occidente

Ecco chi è il cardinale che i buonisti volevano sconfessare

Robert Sarah, il cardinale del libro con un "contributo" di Joseph Ratzinger - l'opera che ha suscitato tante polemiche in questi ultimi giorni -, è un consacrato conservatore. Non solo: Sarah è anche un aperto critico dell'immigrazione di massa, nonostante provenga dalla Guinea. Due elementi in grado di alimentare l'attenzione mediatica. Un porporato africano non incline ad assecondare la vulgata dei "porti aperti" a tutti? Sì, è proprio così. E questo non è il solo aspetto rimarcabile della visione del mondo promossa dall'alto ecclesiastico settantaquattrenne.

Uno degli sport da sempre in voga tra i vaticanisti è quello di prevedere l'esito del prossimo Conclave. E nelle ricostruzioni di questi giorni ricompare, com'era già accaduto, un quadro abbastanza esaustivo di un ipotetico scenario di partenza. Bisogna prendere tutto alla leggera: nessuno è in grado di prevedere le tempistiche che porteranno alla elezione di un nuovo pontefice. Non è neppure escludibile che anche Jorge Mario Bergoglio, come il suo predecessore, scelga a un certo punto di farsi da parte, per favorire qualcuno di più giovane. Sono eventualità che nessuno è in grado di incasellare nel novero delle cose certe. Ma di Sarah si parla eccome, come in questo articolo de IlMessaggero che è stato ripreso da Dagospia, alla stregua del "candidato" del "fronte conservatore" o di quello "tradizionalista", che dir si voglia. Per l'altra parte del "guado", invece, si fanno tanti nomi, tra cui quello del cardinale Luis Antonio Tagle, che Papa Francesco ha scelto come prefetto di Propaganda fide e che è considerato un progressista. Si vedrà.

Sarah è un teorico della crisi dell'Occidente. Una civiltà, la nostra, che per il prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti si è persa nel grande mare del relativismo. Una argomentazione ratzingeriana, appunto. Non è un mistero che tra il cardinale e il papa emerito esista una forte sintonia tematica. Quando è emerso il fatto che i due avessero condiviso la stesura di "Dal profondo del nostro cuore" nessuno si è stupito più di tanto. Nella logica delle tesi teologiche sostenute, una collaborazione del duo non può che essere vista come naturale. Nel suo penultimo libro, che è intolato "Si fa sera e il giorno ormai volge al termine" - un testo edito da Cantagalli - Sarah si domanda: "Queste nazioni (quelle africane, ndr) come potranno svilupparsi se tanti lavoratori sceglieranno la via dell'esilio?". Un tipo di approccio, insomma, che piace molto agli emisferi conservatori. Gli stessi che usano leggere e condividere i pensieri del cardinale. Si rischia, però, di finire nella trappola delle semplificazioni: Sarah non si è mai opposto a Papa Francesco. Anzi, l'ecclesiastico guineiano ha sempre rivendicato la sua assoluta fedeltà al regnante. E questo è un fattore che va tenuto a mente quando si cerca di disegnare i confini degli schematismi vaticani.

Proseguendo analizzare alcuni dei canovacci centrali che persistono nelle riflessioni presentate da Sarah, è lecito citare tanto la crisi della Chiesa cattolica, su cui Sarah è spesso intervenuto, quanto il timore per la proliferazione senza quartiere dell'islamismo. Sarah non è un nemico dei muri. Sarah è un convinto che si debba tornare al Vangelo. Il cardinale africano - ormai lo si può affermare con certezza - non è persuaso dall'abolizione del celibato sacerdotale, che invece il "fronte progressista" sembra voler perseguire o porre almeno come riforma discutibile.

Esiste la concreta possibilità che Sarah divenga Papa della Chiesa cattolica? Risulta quasi inutile ragionarci. Se non altro perché la Chiesa non ragiona con le logiche della politica. E per quanto le previsioni possano essere certosine, si narra spesso, con tanto di smentite, di come Benedetto XVI volesse che a succedergli fosse il cardinale Angelo Scola.

Non andò così.

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