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Ecco com'è la sharia in Giordania

La locandina del film "Inshallah a boy"
La locandina del film "Inshallah a boy"

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Ecco com'è la sharia in Giordania

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Inshallah alla giordana. Ovvero, sia fatta la volontà di Dio e Dio vuole che una donna giovane con una bambina resti improvvisamente vedova. Quello che forse non vuole è la «guerra» familiare che si scatena sulla metà della proprietà della casa dove vive la protagonista, ereditata secondo la legge araba, dal fratello del defunto marito. Ma tant'è. La sharia lo consente e guerra sia. In realtà al centro della trama c'è un tessuto tematico che abbraccia spunti diversi.

Inshallah a boy, in mostra a Cannes e in sala da giovedì, ha sfiorato la corsa agli Oscar dopo essere stato candidato dalla Giordania per essere poi escluso dalla cinquina finalista. «È stato un problema di budget. Non c'erano fondi a sufficienza per promuoverlo. Nel nostro Paese uscirà in giugno ma ci attendiamo un esito favorevole» ha spiegato il regista Amjad Al Rasheed presentando il film in Italia. L'argomento è scottante ma pertinente con la Festa della donna. Il fratello della protagonista Nawal va contro la sorella quando il cognato reclama la sua parte di interessi. «È una questione di opportunità, consentita dalla legge, che crea però una zona d'ombra nei rapporti familiari. Pur essendo legato affettivamente alla moglie del fratello defunto e alla nipotina, non esita a metterle alle strette per fare i propri affari» rispondono l'autore e l'attrice Mouna Hawa che interpreta Nawal.

È un altro versante della sharia che dimentica forse la necessità di aiutare chi in famiglia ha improvvise difficoltà. «Proprio l'ipocrisia di tante relazioni ci ha spinti a fare il film. Ho puntato la macchina da presa su quello che non ci si attende - spiega il regista -. Il caso di Nawal è simile a quello di tante donne in Giordania. È una situazione comune e io stesso la ho riscontrata nella mia cerchia familiare. Sono partito da un'esperienza molto vicina a me per poi arricchirla con dettagli in più.

Quello che racconta il mio cinema non è invenzione ma stralci di quotidianità».

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