Ecco la Consulta islamica contro il terrorismo

La commissione ha approvato il piano sull’immigrazione. «Per prevenire gli sbarchi useremo anche il satellite Galileo»

Emanuela Fontana

da Roma

La politica «delle due mani» con l’islam parte da un braccio teso alla parte moderata della religione. Mentre proseguono le inchieste sui sospetti terroristi in Italia, il Viminale avvia la Consulta islamica, il primo organismo rappresentativo del mondo musulmano in Italia. Composta da 16 personalità dell’islam, svolgerà un ruolo di consulenza nei confronti del ministero dell’Interno e del ministro Beppe Pisanu e avrà il ruolo di «agevolare l’integrazione delle comunità musulmane» nella nostra società, nel rispetto delle leggi e dei codici comportamentali del Paese che li ospita. La Consulta si muoverà «nella prospettiva della formazione di un islam moderato italiano», spiega Pisanu. Il comitato islamico dovrà farsi quindi tramite del rispetto «dell’identità nazionale, dei nostri ordinamenti, delle nostre leggi e dei valori della società di accoglienza». E favorirà «l’incontro con gli islamici moderati, che sono i nostri alleati naturali nel combattere l’estremismo», ribadisce il ministro.
I componenti sono stati scelti per il loro ruolo di «voci più significative della multiforme realtà islamica italiana». Multiforme al punto che ieri un gruppo particolarmente moderato degli islamici italiani, il Coreis, che verrà rappresentato nella Consulta, ha contestato la presenza nell’organismo di un esponente dell’Ucoii, l’unione delle comunità islamiche italiane. «Sono onorato, lo strumento sarà certamente utile - ha premesso Yahya Sergio Yahe Pallavicini, uno dei musulmani scelti da Pisanu - anche se sono un po’ sorpreso della presenza del presidente dell’Ucoii». Nella Consulta c’è infatti anche Mohamed Nour Dachan: «Ha sempre mostrato posizioni che possiamo chiamare oltranziste», ha sottolineato Pallavicini. «Si vede che il ministro ha una migliore considerazione dei suoi fratelli di quanta non ne abbia lui», gli ha risposto il segretario generale dell’Ucoii, Roberto Piccardo.
Alla base dell’idea di formare una Consulta c’è la volontà, chiarisce Pisanu, «di garantire a ogni costo la libertà di culto a tutti coloro che stanno legalmente in Italia». E la convinzione che il dialogo con l’anima meno intransigente della religione di Maometto può avere un ruolo di prevenzione nei confronti della minaccia terroristica in Italia. «L’islam - riflette il ministro - è la seconda religione in Italia, il 35% degli immigrati che arrivano nel nostro Paese sono musulmani, c’era bisogno, a motivo della sua peculiarità, di stabilire con essa forme appropriate di dialogo».
Pisanu è convinto che il gruppo dei 16 «garanti» possa «dare indicazioni, se se ne presenterà l’occasione», in situazioni legate al terrorismo. Tutti i «consiglieri» scelti «hanno già preso posizione contro l’estremismo e assunto decisioni impegnative contro il terrorismo».
La Consulta si occuperà di temi di alto livello ma anche di problemi della vita di tutti i giorni, come l’assistenza spirituale negli ospedali e l’area di sepoltura nei cimiteri. Tra pochi giorni Pisanu convocherà la prima riunione, dove proporrà di «stendere un ordine del giorno sul quale dovrà lavorare e formulare proposte al ministro secondo la sua vocazione istituzionale». Dalla Lega arriva la piena bocciatura: «Uno specchietto per le allodole», dice il capogruppo alla Camera, Andrea Gibelli. Pisanu avrebbe dovuto, secondo il presidente dei deputati del Carroccio, chiedere «direttamente al mondo islamico in Italia da chi vuole essere rappresentato. Se farà così, si renderà conto dei larghi strati di integralismo e radicalismo presenti nella vasta realtà del Paese».
Tra i consulenti c’è anche l’ex ambasciatore Mario Scialoja, direttore dell’ufficio italiano della Lega musulmana mondiale: la consulta islamica può essere, per Scialoja, «uno strumento per l’integrazione dei musulmani nel nostro Paese». Il più giovane consulente ha appena 22 anni. È Khalid Chaouki, 22 anni, presidente nazionale dei Giovani Musulmani d’Italia e con un passato di incomprensioni con l’Ucoii di Dachan, con cui ora si troverà seduto allo stesso tavolo.
Il ruolo di coordinamento di Pisanu appare fin da subito fondamentale.

La Consulta è comunque «un passo avanti - commenta il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano - verso la coscienza di un cammino comune da fare con questa realtà, che non è staccata e rispetto alla quale non ci devono essere pulsioni multiculturaliste che creino dei ghetti».

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