(...) si è assunto la responsabilità di non applicare la sospensiva decisa dal tribunale amministrativo regionale che aveva riammesso la lista del Nuovo Psi.
Partiamo da qui. Ieri era fissato lappuntamento dellufficio elettorale centrale di Genova per rifare il sorteggio con lordine delle liste sulla scheda con il Nuovo Psi riammesso dal Tar. Ma anziché fare il sorteggio, il presidente Alberto Haupt ha presentato una nuova delibera con la quale dice che la decisione del Tar non vale nulla perché le firme presentate dal Nuovo Psi erano state già controllate dal suo tribunale e considerate insufficienti. Dopo che il Tar ha concesso la sospensiva, fermando cioè gli effetti dellesclusione, i socialisti per Biasotti non avevano ritenuto di dover far altro né di presentare altra documentazione. Ma evidentemente la decisione della magistratura amministrativa può essere sovrastata da una decisione della magistratura ordinaria. Ci sarebbe materiale sufficiente per un trattato di diritto, di attribuzioni di competenze e di contrapposizione tra organi giudicanti, ma intanto il risultato è che ad oggi, per decisione di un giudice, Biasotti si ritrova con una lista in meno a sostenerlo.
Diverso, ma per pura coincidenza sempre nella stessa «direzione», è il caso dellinchiesta sulle firme false. La procura ha aperto uninchiesta su quelle presentate a sostegno dello stesso Nuovo Psi ipotizzando, sulla base di sospetti decisamente forti, che siano state messe non dai cittadini indicati ma dalla stessa «mano» di cui si riconosce la grafia allinsaputa degli interessati. Esattamente ciò che sostengono in un esposto presentato ieri i Radicali, esclusi dalla competizione per mancanza di firme. Solo che i radicali hanno scoperto che i «falsi» sarebbero stati commessi sulle liste «Noi con Burlando» e «Casini-Udc». Nellesposto vengono addirittura indicati con precisione ben 44 moduli pieni di firme dellUdc e 39 moduli di Burlando che già a prima vista contengono firme con «grafie che si ripetono con regolarità». Insomma, chi compilava (e firmava direttamente) i moduli, anche nello stesso momento in luoghi diversi, era sempre ununica persona. «Casualmente poi lUdc ha raccolto tutte o quasi le firme in paesini dellentroterra che hanno sottoscritto in blocco», attaccano i radicali. Che nellesposto fanno presente anche come lufficio elettorale centrale (lo stesso che ieri ha ri-scartato i socialisti) per due volte ha negato loro laccesso alle liste sospette. Una prima volta giustificandoli con lassenza di personale, la seconda con un atto dello stesso giudice Alberto Haupt.
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