da Londra
Nelle sue lettere più intime lo chiamava «Carissimo papà» come ci si aspetta da una nuora affezionata e devota. E lui ricambiava laffetto promettendo di fare del suo meglio per aiutarla a salvare la sua unione, come si compete ad ogni suocero turbato dai problemi matrimoniali del figlio.
Sono missive scritte a mano, private anche se sempre un po formali, ma ciò non deve sorprendere dato che a inviarle sono stati la principessa Diana e il principe Filippo, padre di Carlo nonché marito della Regina dInghilterra. Parte di questa corrispondenza è stata mostrata al giudice dellinchiesta londinese sulla morte di Diana come prova dellottimo rapporto che esisteva tra i due. Soltanto una decina di fogli fotocopiati che però bastano a sgombrare il campo da ogni accusa lanciata da Mohamed Al-Fayed, il padre di Dodi, lultimo compagno di lady D morto con lei nellincidente dellAlma, contro il duca di Edimburgo. Da sempre il proprietario dei magazzini Harrods sostiene che ci fu un complotto dietro alla morte della coppia, orchestrato dai servizi segreti, con il coinvolgimento di Filippo. Il quale, secondo Al-Fayed, aveva sempre nutrito sentimenti ostili per quella nuora così scialba e fragile, così poco adatta al figlio.
Un ritratto che mal si concilia con la relazione affettuosa emersa dalle lettere mostrate due giorni fa allalta corte britannica dal segretario privato di Filippo. Si tratta di comunicazioni strettamente familiari, tutte intercorse tra giugno e luglio del 1992, qualche mese dopo la separazione tra Carlo e Diana, quattro anni prima del divorzio ufficiale e cinque anni prima dellincidente che stroncò la giovanissima vita della principessa dei cuori. Forse incapaci o semplicemente troppo imbarazzati per parlarne a voce, i due si affrontano sul terreno minato delle relazioni coniugali e familiari scegliendo lo strumento più adatto agli inglesi per parlare della vita privata, la scrittura. Più loquace Diana, più stringato Filippo, la prima lo ringrazia per averle fatto da guida durante i mesi più travagliati di crisi matrimoniale, il secondo si schermisce dicendo di non essere mai stato un granché come consulente familiare.
Lei lo rassicura dicendogli di essere rimasta toccata dalle sue parole e commossa dai suoi tentativi di mediazione. «Voi siete troppo modesto riguardo le vostre capacità come consigliere matrimoniale» scrive Diana e aggiunge che il duca ha mostrato «molta comprensione e tatto». Il consorte di Elisabetta, descritto alla giuria come autore di giudizi «spiacevoli e cattivi» nei confronti della principessa e di Dodi, viene «scagionato» dalla affettuosa corrispondenza con Diana che lo considerava un padre. Come il magistrato Scott Baker che conduce linchiesta ha sottolineato, le lettere del duca non contengono nulla di «sgradevole, cattivo o offensivo» verso Diana.
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