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Ecco perché Washington vuole il muro col Messico

I terroristi islamici collusi con i narcos cercano di passare negli Usa. Gli arresti e le confessioni

Ecco perché Washington vuole il muro col Messico

Un ex combattente Isis ha confessato lo scorso maggio il piano di un attentato terroristico che avrebbe sfruttato la vulnerabilità del confine degli Stati Uniti con il Messico. Abu Henricki, assieme ad altri, doveva essere la pedina dell'Emni - l'apparato di spie dello Stato islamico - ma qualcosa deve aver fatto saltare i piani. Intervistato insieme a oltre 160 disertori e rimpatriati del Califfato dal gruppo di ricerca dell'International Center for the Study of Violent Extremism, adesso è affare dei servizi d'intelligence. Nella video intervista ha raccontato come il gruppo terroristico islamico è impegnato a sfruttare il confine che gli americani chiamano «meridionale». «Stavo per prendere la barca da Porto Rico in Messico. Lui (residente nel New Jersey) mi avrebbe fatto entrare di nascosto... Loro volevano usare queste persone (simpatizzanti che vivono negli Stati Uniti)», racconta in maniera disinvolta.

L'idea che gruppi terroristici islamici stiano operando in Messico e stiano osservando e sfruttando il confine poroso con gli Stati Uniti non è più un'ipotesi. A giugno un altro caso ha tenuto le autorità messicane in allerta per quattro terroristi legati sempre all'Isis. Gli uomini - due egiziani e due iracheni - sono stati arrestati qualche giorno più tardi in Nicaragua, nel tentativo di dirigersi dall'America centrale fino al confine con gli Stati Uniti. Le autorità erano state però avvisate del fatto che i sospetti avrebbero tentato di superare il confine con il Messico camuffandosi in un gruppo di immigrati.

Sono l'ennesima dimostrazione di come il terrorismo islamico sappia infiltrarsi attraverso il confine che separa Stati Uniti e Messico. Gli attacchi dell'11 settembre hanno fatto sì che si catalizzasse l'attenzione sul confine, troppi i rischi per la sicurezza nazionale che da là potevano nascere, ma la storia inizia molto tempo addietro. E sia l'amministrazione Bush sia quella di Obama hanno provato a intraprendere diverse azioni esecutive in materia di immigrazione. Trump ha voluto solo forzare la mano rispetto all'inefficacia di certe misure del passato.

Il confine tra Stati Uniti e Messico è così allettante che molto prima che l'Isis entrasse in scena, altri gruppi terroristi islamici se ne sono serviti. Nel 2011, i funzionari federali hanno annunciato che agenti della Fbi e della Dea hanno saputo bloccare «un attentato terroristico negli Usa» legato all'Iran e con base in Messico. Mesi prima, una cellula jihadista in Messico era stata trovata in possesso di un arsenale con 100 fucili d'assalto M-16 e 100 AR-15, 2.500 bombe a mano, esplosivo C4 e munizioni anticarro. Le armi, si è scoperto poi, erano state introdotte clandestinamente dall'Irak. Un rapporto dell'intelligence spiegava che erano «emerse evidenti preoccupazioni riguardo alla presenza di Hezbollah in Messico e ai possibili legami con le organizzazioni messicane del traffico di droga che operano lungo il confine tra Stati Uniti e Messico».

Nel maggio 2001, l'ex consigliere di sicurezza nazionale messicano e ambasciatore presso le Nazioni Unite, Adolfo Aguilar Zinser, aveva detto che «i gruppi terroristici islamici stanno usando il Messico come rifugio». I messicani che cercano di entrare negli Stati Uniti illegalmente sono spesso semplicemente processati al confine e rispediti. Il servizio di immigrazione non dispone di letti per trattenerli, quindi la stragrande maggioranza degli Otm - Others Than Mexican - viene rilasciata dalla custodia e viene chiesto loro di tornare volontariamente per l'udienza in tribunale. Nel solo 2005, sono stati stimati 71.000 di questi fuggitivi Otm.

Dal 2008-2010, si ritiene che circa 180mila Otm abbiano attraversato il confine illegalmente. Nello stesso periodo, 1.918 Sia - special interest alien - sono stati arrestati al confine. E si ritiene generalmente che per ogni straniero illegale arrestato al confine, ce ne siano molti che sfuggono alla sicurezza sul confine.

Gli analisti raccontano che i cartelli della droga messicana sono stati coinvolti nel traffico di agenti di Al Qaeda, Al Shabaab e Hezbollah negli Stati Uniti. Così come non giudicano casuale la notevole proliferazione di moschee salafite in America Latina dai primi anni '90, e la crescente campagna di proselitismo da parte dei wahabiti e delle organizzazioni non governative finanziate dai sauditi, come l'Assemblea mondiale della gioventù musulmana (Wamy). Vale la pena ricordare che le operazioni statunitensi di Wamy furono chiuse dal Dipartimento di Giustizia a causa del massiccio supporto materiale dell'organizzazione per la Jihad.

In un famigerato video di qualche anno fa, un religioso musulmano in Kuwait, Abdullah al-Nafsi, in un sermone nella sua moschea affermava che «non c'era bisogno di aerei e pianificazione; un uomo con il coraggio di trasportare una valigia di antrace attraverso i tunnel dal Messico agli Stati Uniti potrebbe uccidere 330mila americani in un'ora».

Nel novembre 2007, l'Fbi lanciava l'allarme su un piano di jihadisti in combutta con i signori della droga messicani per attraversare il confine attraverso tunnel sotterranei e attaccare il centro di addestramento dell'intelligence a Fort Huachuca, in Arizona, a venti miglia dal confine con il

Messico. «Gli afgani e gli iracheni», spiegava un funzionario, hanno pagato ai messicani 20mila dollari o «l'equivalente in armi» per entrare negli Stati Uniti, e «si sono rasati la barba per non sembrare mediorientali».

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