Roma - A soli cinque giorni dalla tragedia di Catania, il commissario Figc Pancalli interrompe lo stop dei campionati: «Sarebbe un errore non raccogliere la spinta positiva scaturita in questi giorni di profonda presa di coscienza». Nel weekend si tornerà in campo, con lo «scudo protettivo» di un decreto legge durissimo, che riprende i cardini del decreto Pisanu contro la violenza delle tifoserie (aspramente criticato dal centrosinistra ai tempi del governo Berlusconi): niente più deroghe, gli stadi non a norma resteranno chiusi. Questa regola sarà applicata anche per le partite delle coppe europee di Milan e Inter (Champions) e del Livorno (Uefa). E almeno fino a fine febbraio niente notturne. Ma in un futuro nemmeno tanto lontano gli abbonati delle società torneranno sugli spalti, a patto che gli impianti siano in regola per due elementi imprescindibili: la presenza dei tornelli e dei controlli elettronici e quella della zona di prefiltraggio dei tifosi.
Sarà l’Osservatorio delle manifestazioni sportive, guidato dal vicecapo della Polizia Antonio Manganelli, che disciplinerà la riapertura «graduale » degli stadi. Un «work in progress» che potrebbe mutare lo scenario di settimana in settimana. Una sorta di stimolo ai club a terminare i lavori di messa a norma il prima possibile. Oggi arriverà la prima «sentenza»: in serie A si giocherà sicuramente a porte aperte a Palermo, Roma, Genova e Torino, restano in bilico Cagliari e Messina dove, considerando il rischio del match con il Catania, sono probabili le porte chiuse. Sicuramente chiusi Bergamo, Verona, Firenze e Milano. E visto che il decreto non prevede l’abbassamento della soglia degli stadi a 7.500 unità (la norma sarà inserita nel futuro disegno di legge), sabato si giocherà probabilmente a porte aperte anche in cinque stadi di B: La Spezia, Arezzo, Crotone, Rimini e Vicenza, dove sarà di scena la Juventus.
I tredici articoli del decreto legge approvato dal Consiglio dei ministri, che recepisce l’invito di Napolitano e delle Camere («un misto di muscoli, cervello e un po’ di cuore», la definizione del ministro dello sport Melandri), presentano poche novità rispetto alle anticipazioni: il Daspo preventivo - il divieto di accesso agli stadi per le persone considerate «a rischio» anche senza reati specifici - manterrà una pena massima di tre anni. Inoltre sarà proibito il possesso di razzi, fumogeni e petardi non solo in occasione della partita, ma anche 24 ore prima e dopo. Spuntano il processo per direttissima, il divieto di vendita di blocchi di biglietti alle società ospiti, l’allargamento della flagranza differita da 36 a 48 ore, l’aumento delle pene per il reato di resistenza a pubblico ufficiale e la confisca dei beni per chi nelle società avrà rapporti economici con i gruppi ultrà.
Il leader dell’opposizione Silvio Berlusconi ha riferito ai suoi collaboratori di essere d’accordo sull’introduzione di norme più severe contro le violenze e ha assicurato che Forza Italia appoggerà la lotta intrapresa dal governo. Ma nutre dubbi sull’utilità di giocare a porte chiuse negli impianti che non sono perfettamente in regola. E ha additato come esempio proprio il decreto Pisanu: è molto utile, ma la questione è più profonda, bisogna risalire alle cause, la violenza è fuori dalle strutture che ospitano le partite. «Le critiche di Berlusconi sul Milan a porte chiuse? I problemi sono altri », risponde il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Letta. «Sono leggi severe, non speciali e Berlusconi non solo è un uomo di mondo, ma saprà privilegiare a fronte di un interesse personale, quello generale», il giudizio del Guardasigilli Mastella.
«La sicurezza prima di tutto», sottolinea la Melandri. Mentre Amato che dichiara che «chi ama il calcio non si opporrà a questo provvedimento», ma teme comunque eventuali pressioni in Parlamento da parte di gruppi politici anche del suo schieramento.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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