Ecco la squadra che tifa per il golpe perfetto

Perfino il "Messaggero" e il "Sole24Ore" si aggiungono al coro dei ribaltonisti, insieme a "Repubblica" e "Unità". La trimurti Fini-Rutelli-Casini e il leader piddino Bersani possono contare pure sull’appoggio della tv di Stato

Roma - Nella galassia del «golpe perfet­to » ci sono molti pianeti in continuo movimento. Alcuni sono lì fermi nel buio degli anni luce, altri invece sono entrati da poco in questo sistema sola­ri attratti da una misteriosa forza di gravità e da una malcelata ambizio­ne: pugnalare tutti assieme allegra­mente il Cav per rifarsi di sedici anni di sconfitte e mediocrità.

Nella galassia del «golpe perfetto» nessuno si espone in prima persona, nessuno si assume responsabilità, ma tutti collaborano per scalzare Ber­lusconi da Palazzo Chigi. Fini, Casini, Rutelli e Bersani sono il sole immobi­le. Aspettano che il governo tecnico, di responsabilità, di salute pubblica sia preparato da altri, attori insospet­tabili del circo mediatico e del côté tec­nico- politico delle riserve della Re­pubblica. Altrimenti come spiegare l’improvviso cambio di rotta della na­vic­ella Messaggero di Roberto Napole­tano. Il corpulento direttore del quoti­diano di Via del Tritone, sempre at­tentissimo a soppesare e virgole e punti e virgole con ogni partito non prendendo mai posizione, «folgora­to » dalla genialità politica di Pier Fer­dinando Casini (genero dell’editore Francesco Gaetano Caltagirone), si è ormai convertito al governissimo e non passa giorno che i suoi lettori sia­no edotti sulla necessità di un «patto per la Nazione». Con la n maiuscola. Ovviamente.

Ma non è la sola voce. La costellazio­ne editoriale della galassia del «golpe perfetto» può già contare sul grande carro (funebre) guidato da Repubbli­ca e dall’ Unità che non mancano di gridare all’«emergenza democrati­ca », al «crollo dell’impero» e temono il ricorso alle urne più della peste bub­bonica. Tant’è che Eugenio Scalfari nella sua omelia domenicale ieri s’è sostituito al capo dello Stato soste­nendo che non ci sarebbe un vulnus nel formare un nuovo governo con Terzo polo e Pd poiché i parlamentari non hanno vincolo di mandato. Il giornale di Concita De Gregorio tiene bordone a un Pd che non ha più nien­te da dire e che cerca nel golpe la ra­gione della sua stessa sopravvivenza. Ma c’è un passaggio del sermone di Barbapapà che non è irrealistico: «lo scioglimento delle Camere non è uti­le alle forze sociali, sindacali e Confin­dustria che da tempo reclamano un governo che governi».

A parte le inge­nerose accuse all’esecutivo, c’è del ve­ro: una parte di Viale dell’Astrono­mia, la minoranza degli industriali più propensa agli inciuci che al lavo­ro in azienda, vuole scaricare il Cava­liere. Non a caso Il Sole 24 Ore ha dato spazio alla lettera con la quale Fini ha cercato di spiegare i suoi vagheggia­menti economici che farebbero trasa­lire anche un bambino di terza ele­mentare. Ma Gianni «Johnny» Riotta li ha presi sul serio e li ha pubblicati e forse lo stesso vale per il presidente Emma Marcegaglia che da qualche settimana non risparmia stoccate. Nostalgia degli «aiutini» governativi e di un esecutivo teleguidato da Viale dell’Astronomia. Nella galassia c’è posto anche per loro. C’è anche la supernova sindacale. Ma si tratta di un discorso diverso.

I due sindacati dialoganti, la Cisl di Bo­nanni e la Uil di Angeletti, sono guida­ti da sinceri democratici ma è indub­bi­o che per loro sarebbe meglio un go­vernicchio golpista facilmente in­fluenzabile rispetto a un governo che li ascolta ma sa dire anche «no». Un golpe che si rispetti si consuma occupando Ostankino (la sede della tv russa; ndr ), ma in questo caso non ce ne sarebbe bisogno perché l’astro­nave Raitre di Paolo Ruffini manda già in onda la tv del ribaltone: Vieni via con me con Fini e Bersani, In mez­z’ora con il pm Fiorillo (quello del ca­so Ruby), un Tg3 che rappresenta la politica italiana come rotante attor­no all’astro di Gianfry che vi parla quotidianamente attraverso i feldma­rescialli Bocchino e Granata. La disin­formatija prosegue con l’immancabi­le veltron-buonismo di Parla con me .

A questa galassia manca solo un pianeta: Luca Cordero di Monteze­molo e la sua Italia Futura, think-tank che gioca di sponda con tutte le Fon­dazioni in campo a partire dalla finia­na FareFuturo. L’avvocato si chiama fuori e aspetta. L’unico movimento è lo sguardo benevolo della Stampa a questo magma in ebollizione.

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