Economia e Libia, trovata «la quadra»

RomaSulla via del disgelo. A due giorni dalla presentazione delle mozioni sull’intervento militare in Libia, Lega e Pdl iniziano - come era prevedibile - a venirsi incontro. Silvio Berlusconi e Umberto Bossi, questo raccontano i rumors, non si sarebbero ancora sentiti. Anche se a leggere le dichiarazioni che rimbalzano per tutta la giornata sulle agenzie di stampa (da Roberto Calderoli a Altero Matteoli) l’impressione è che la cosiddetta «quadra» sia ormai a un passo. E dunque è molto probabile che, al di là di quel che trapela da Palazzo Grazioli o da via Bellerio, un contatto tra i due ci sia effettivamente stato. Con un’intesa di massima, perché né il Cavaliere né il Senatùr hanno alcuna intenzione di mettere seriamente in crisi il governo sulla vicenda libica.
Certo, le posizioni restano diverse. Con Berlusconi che deve farsi carico del suo ruolo di presidente del Consiglio e «resistere» quindi alla tentazione di dire davvero quel che pensa di un intervento militare che non condivide affatto. E con Bossi, invece, che approfitta della situazione per tirare la volata alla campagna elettorale per le amministrative, ben consapevole che la maggioranza degli italiani (e anche degli elettori di centrodestra) la pensa esattamente come la Lega e non nasconde la sua contrarietà sull’azione militare degli ultimi giorni. D’altra parte, sulla questione tutti i sondaggi parlano chiaro.
La prossima settimana, insomma, un punto di equilibrio si troverà. Anche se le strade restano due. O limare la mozione annunciata dal Carroccio - soprattutto nella parte in cui prevede un termine temporale delle ostilità e il «no» preventivo a qualsiasi intervento militare di terra (i due punti che il Pdl, nonostante le raccomandazioni di Berlusconi a non aizzare il fuoco, ritiene comunque irricevibili) - oppure limitarsi a votare contro le tre mozioni attualmente presentate (quelle di Pd, Italia dei Valori e Terzo polo) appellandosi al fatto che lo stesso Giorgio Napolitano ritiene comunque sufficiente a legittimare l’intervento militare il voto del Parlamento dello scorso marzo. Si lavora su entrambi i fronti. E su uno dei due si troverà comunque una soluzione.
Sul voto della prossima settimana per dare il via libera all’intervento militare in Libia, dunque, le preoccupazioni per la tenuta del governo sono davvero poche. Merito, così si racconta, anche dell’intervento di mediazione di Giulio Tremonti che avrebbe fatto da «ponte» tra Berlusconi e Bossi. Una ricostruzione molto accreditata, ma plausibile fino a un certo punto soprattutto per chi conosce da anni i rapporti tra Cavaliere e Senatùr. Che dopo il ricongiungimento della fine del 1999 non hanno mai avuto bisogno di ambasciatori. Credibile, invece, che come raccontano parlamentari e ministri di peso, tra il premier e il ministro dell’Economia sia in corso una decisa distensione, con tanto di distensiva telefonata sul provvedimento per lo sviluppo che dovrebbe andare in Consiglio dei ministri a breve.
Con la Lega, invece, di certo c’è che il premier è andato avanti per giorni cercando di smussare i toni. Tanto che ieri mattina è partito da Palazzo Grazioli un ordine di scuderia piuttosto eloquente: nessuna polemica con la Lega sulla questione libica. E così è stato. Ci sta, dunque, che il Cavaliere definisca «costruttiva e pragmatica» la mozione della Lega sulla guerra in Libia. Con Calderoli che contribuisce a gettare acqua sul fuoco. «La maggioranza non è mai stata posta in dubbio - dice il ministro della Semplificazione - E la nostra è una mozione che parla di pace, di diritti civili, di stabilità, di fine dei bombardamenti, di diplomazia e dice no ad azioni militari di terra, ad aumenti di tasse e ad esodi di massa». Insomma, la mozione del Carroccio - osserva Calderoli - è «la più equilibrata e completa» e «dovrebbero votarla tutti», non soltanto gli alleati di maggioranza ma «anche le forze di opposizione». E Maroni in serata è soddisfatto del passo avanti: «Da Berlusconi è arrivata un’apertura positivo».
Un invito che com’era prevedibile è stato respinto subito al mittente. «Non ci faremo coinvolgere - replica il capogruppo del Pd Dario Franceschini - nei giochetti della Lega che fa il solito gioco di dire una cosa e farne un’altra». Calderoli replica: «Stare all’opposizione ti permette di dire cose impossibili e aumentare i voti. Vorrei vederla la sinistra di governo, più tasse, clandestini e come premier Nichi Vendola, quello degli orecchioni. Stasera mi è tornato l’entusiasmo - ha concluso - perché ultimamente mi erano un po’ cadute le balle...


Ecco perché, come era nelle cose, alla fine Pdl e Lega troveranno comunque l’intesa. O sulla mozione annunciata (ma non ancora presentata) dal Carroccio o sulla decisione di votare contro tutte le tre mozioni dell’opposizione.

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