TRA ECONOMIA E POLITICA

«I prossimi cento giorni saranno fondamentali: se non agiamo velocemente rischiamo di perdere un pezzo del nostro sistema produttivo». Una lotta contro il tempo a cui il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, dal palco del 39º convegno dei giovani industriali, chiama il governo: senza misure straordinarie e interventi rapidi, i flebili segnali di ripresa rischiano di spegnersi. «Stiamo cercando di evitare il panico e che si diffonda il pessimismo ma dobbiamo dire la verità: la situazione è difficile. Dobbiamo trovare delle soluzioni e portarle avanti. Siamo vivi e combattivi,non vogliamo rassegnarci, non vogliamo che questo funerale ci sia. Vogliamo reagire, ma c’è bisogno di qualcosa di straordinario per il Paese. Servono cento giorni di concretezza e di azioni mirate per avere una svolta nella nostra attività e i mezzi che in parte a oggi sono mancati», insiste la leader degli industriali, rivolgendosi innanzitutto al premier Silvio Berlusconi, seduto in platea.
La ricetta anticrisi di Confindustria è nota: allentare la pressione fiscale, a partire da una Tremonti-ter - già proposta dai Giovani imprenditori - che detassi gli utili reinvestiti, rendere più facile l’accesso al credito alle aziende, regole comuni per evitare un nuovo collasso finanziario, sostenere gli investimenti e la ricerca. «Dobbiamo aiutare le imprese a sopravvivere. Dobbiamo avviare riforme strutturali, cerchiamo di capire come portarle avanti e dare un sollievo alle imprese e ai cittadini», continua la presidente. E per centrare l’obiettivo «è molto importante che il Paese ritrovi la coesione sociale, non dobbiamo farci del male. Uniamoci e facciamo in modo che le beghe interne non abbiamo un impatto sulle vicende internazionali».
Alla politica Emma Marcegaglia lancia un ultimo appello: «Per chi non sarà all’altezza non ci saranno esami di riparazione. Chi può e sa fare, lo deve fare adesso». Mentre alle banche «dobbiamo dire che se manca il credito alle imprese che sono sane, c’è il rischio che muoiano. Troppe aziende si vedono ritirare i fidi e non riescono a finanziare gli investimenti. Va fatto un pressing forte perché le banche facciano il loro mestiere e non lascino sole le imprese. Questo è essenziale». Sul tema delle tasse la numero uno degli industriali è critica con il Partito democratico e il suo responsabile Economia, Pierluigi Bersani, che ha proposto l’introduzione di una nuova imposta patrimoniale. «Per favore, non scherziamo - ha rimarcato - il Paese ha già troppe tasse. Non serve nessuna nuova imposta. Serve la lotta all’evasione e tagliare la spesa improduttiva».
La leader degli industriali ha auspicato poi che dal G8 delle finanze in corso a Lecce «possano uscire regole comuni» poiché, «è opportuno cambiare le regole per evitare una nuova crisi finanziaria». Ma dice no a qualsiasi idea di un ritorno dello Stato nell’economia; del resto «la crisi non è stata creata certo dalla libera impresa e dal libero mercato», afferma. Sul fronte europeo, dove le elezioni «hanno consegnato all’Italia un risultato importante», gli imprenditori hanno un’altra «richiesta molto chiara al presidente Berlusconi: evitiamo lo scempio del passato, con ben 37 eurodeputati su 72 che hanno tradito il mandato degli elettori. Sono stati eletti in Europa e poi sono tornati in Italia, magari per piccole cose. In queste cose ci vuole serietà». Del resto «il nostro è un Paese serio e responsabile», conclude Marcegaglia sul filo dell’ottimismo, «dalla crisi possiamo uscire, ripartire, colmare il gap che ci divide dagli altri Paesi». Ma per questo «dobbiamo impegnarci seriamente» visto che il tempo a disposizione stringe.
Infine, Emma Marcegaglia chiama all’applauso dei giovani imprenditori, per la sua gestione della cassa integrazione in quest’anno difficile, il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi.
E in serata, arriva la replica di Bersani: «È ora che la Marcegaglia ascolti meglio non solo quel che dice Berlusconi ma anche quel che dice l’opposizione.

Non ho affatto proposto nuove patrimoniali. Ho solo detto che se il governo avesse risparmiato i tre miliardi e mezzo della manovra Ici, avremmo adesso risorse per abbassare le tasse alle imprese. In particolare per quelle che nonostante tutto hanno investito».

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