Cronache

Economia ligure in chiaroscuro, solo il turismo cresce

Economia ligure in chiaroscuro, solo il turismo cresce

Non è che ci potessimo attendere chissà che di esaltante, o anche solo di positivo, dall’analisi sullo stato di salute dell’economia ligure realizzata da Bankitalia e presentata ieri nella sede genovese dell’istituto di vigilanza. Ed è per questo soprattutto, per le fosche aspettative già ampiamente metabolizzate, che la relazione sui risultati economici regionali nei primi nove mesi del 2011 pare certamente negativa, ma non così drammatica. Anzi, qua e là nelle cifre si scorge qualche modesto segnale in controtendenza rispetto alla congiuntura nazionale. Ciò premesso, occorre aggiungere subito che l’Ufficio analisi e ricerca territoriale della Banca d’Italia «fotografa» un quadro economico che stenta a risollevarsi ed è ancora caratterizzata da una diffusa incertezza.
In estrema sintesi: gli investimenti fissi industriali si sono ridotti rispetto ai programmi formulati a inizio anno; l’attività del settore edilizio è rimasta debole; il comparto commerciale risente del rallentamento della spesa delle famiglie. Malgrado i livelli occupazionali siano risaliti, la maggiore diffusione di forme contrattuali flessibili e l’ampio ricorso alla Cassa integrazione guadagni indicano il persistere di tensioni sul mercato del lavoro. La modesta crescita dei finanziamenti alle imprese, poi, è riconducibile alla moderata ripresa dei volumi operativi e ad alcune operazioni straordinarie, mentre quelli alle famiglie hanno rallentato, data la decelerazione nella domanda di mutui per l’acquisto di abitazioni. Secondo le indicazioni qualitative rilevate dall’Istat, ordini e produzione dell’industria, dopo un biennio di lenta crescita, si sono stabilizzati su livelli ancora inferiori a quelli precedenti la crisi.
I particolari: secondo un sondaggio effettuato presso le aziende del comparto industriale con almeno 20 addetti, nei primi 9 mesi dell’anno si è registrato un aumento del fatturato, ma le prospettive per i prossimi mesi rimangono incerte con una revisione al ribasso dei piani d’investimento formulati all’inizio del 2011. Inoltre - sottolinea la direttrice regionale della Banca d’Italia, Letizia Radoni - resta debole anche l’attività del settore edilizio e il comparto commerciale risente del rallentamento della spesa delle famiglie. Buone nuove, invece, dal comparto turistico: gli esercizi ricettivi hanno segnalato una crescita delle presenze dell’1,5%, grazie alle province di Genova e La Spezia e al buon andamento della componente straniera. I traffici mercantili presso i porti liguri sono aumentati dell’1,3%, anche se la crescita del movimento di container, pari al 4,9%, è stata inferiore a quella dei principali scali europei.
Mercato del lavoro: gli occupati sono saliti dell’1,7%, ma con una crescente diffusione di forme contrattuali flessibili e un ricorso ancora ampio alla cassa integrazione, in particolare a quella straordinaria che è quasi triplicata. Il tasso di disoccupazione scende comunque al 5,5%. Modesta la crescita dei finanziamenti alle imprese, mentre quelli alle famiglie hanno rallentato, soprattutto a causa della decelerazione nella domanda di mutui per l’acquisto di abitazioni. Aumenta il ricorso al credito, anche a ulteriore dimostrazione della difficoltà delle imprese e delle famiglie: in giugno il credito erogato dalle banche e dalle società finanziarie alle imprese è salito del 2,3% sui 12 mesi. Alla crescita del credito nei confronti del settore delle costruzioni si è però contrapposto il ristagno di quello verso il comparto industriale e dei servizi. I tassi medi applicati alle imprese sono passati dal 5,9 al 6,1% sul breve termine e dal 3,5 al 3,8% sui nuovi finanziamenti a medio e lungo termine. I prestiti alle famiglie sono aumentati del 3,6% a fronte del 4,9% del dicembre precedente. I tassi di interesse sui nuovi mutui sono cresciuti dal 3 al 3,2%.

Complessivamente la qualità del credito - sostiene lo studio di Bankitalia - è migliorata, con un calo degli ingressi in sofferenza dal 1,6 al 1,3%, ma per le imprese è aumentata l’incidenza delle posizioni in temporanea difficoltà.

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