Luca Fazzo
Milano Per la Corte d'appello di Milano, era tutto vero: le decine di milioni uscite dalle casse di Agusta Westland sotto forma di consulenze servivano in realtà a corrompere le autorità indiane chiamate ad assegnare la commessa da dodici elicotteri. Le prove a carico di Giuseppe Orsi, ex amministratore delegato di Agusta e poi di Finmeccanica, e di Bruno Spagnolini, suo successore in Agusta, che erano state ritenute inconsistenti in primo grado, ieri invece vengono ritenute dai giudici milanesi sufficienti ad emettere una pesante sentenza di condanna: quattro anni e mezzo per Orsi e quattro per Spagnolini. In primo grado i due erano stati condannati solo per false fatture.
Bisognerà attendere quindici giorni per conoscere le motivazioni che hanno portato la Corte presieduta da Marco Maiga a ribaltare il verdetto di primo grado: in particolare come si sia ritenuto certo che alla fine i soldi siano arrivati al capo di stato maggiore indiano, Sashi Tiagi.
Ma fin da subito i difensori dei due manager si dicono certi che la condanna «verrà spazzata via dalla Cassazione»: la Corte avrebbe modificato il capo d'accusa contestando ai due un reato che non è previsto nei casi di corruzione internazionale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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