Alfa Romeo, ultima chiamata

Alfa Romeo, ultima chiamata

Nei suoi modi di dire, l'amministratorte delegato di Fiat, Sergio Marchionne, utilizza spesso la seguente frase: «Dobbiamo correre alla velocità della luce». Finora lo ha sempre fatto, seppur con qualche rallentamento per cause di forza maggiore: le diatribe con la Fiom e il braccio di ferro con il fondo pensionistico Veba, per esempio. Il piede sull'acceleratore, però, Marchionne non l'ha messo sul marchio più prezioso del Lingotto, quell'Alfa Romeo (Ferrari fa parte di un altro mondo) che da gennaio a novembre ha segnato il calo delle vendite più pesante sul mercato europeo (-29,3%), per complessivi 59.905 modelli immatricolati. Ed è desolante riscontrare che il secondo dato negativo appartiene a un altro glorioso marchio italiano: Lancia (-21,5% in abbinamento con Chrysler, cioè 69.090 vetture consegnate in 11 mesi).
A pochi giorni dalla fine del 2013, appare sempre più chiaro che Alfa Romeo venderà meno di 100mila modelli, record negativo che non toccava dal 1969. Il marchio del Biscione, uscita di scena la gamma 159 e persa di vista da tempo l'ammiraglia (166), ora si regge solo su due modelli, MiTo e Giulietta (la sportivissima 4C non è stata creata per fare volumi elevati), troppo poco per soddisfare le esigenze del grande pubblico di appassionati che, stanco di aspettare, probabilmente si è rivolto all'offerta premium dei concorrenti tedeschi. Nel momento in cui Marchionne ha annunciato il cambio di strategia, cioè di puntare sull'alto di gamma, concentrando buona parte dei nuovi investimenti proprio su Alfa Romeo e Maserati, sinergie comprese, si è sicuramente accorto che il tempo per ridare linfa al Biscione è quasi (se non già) scaduto.
A fine aprile l'ad scoprirà la carte, presentando le linee strategiche al 2016 del gruppo. Ma questo non significa che, con un colpo di bacchetta magica, subito dopo arriveranno le nuove Alfa Romeo: sarebbero 8 su 20 novità previste, i modelli del Biscione nel cassetto. Per il loro sviluppo è al lavoro un team di ingegneri agli ordini di Harald Wester, ad di Alfa Romeo e Maserati, in una sorta di bunker allestito nella palazzina della casa del Tridente di via Ciro Menotti a Modena. «Stanno lavorando sulle future Alfa - afferma una fonte -: la consegna è del silenzio». In fase di definizione, comunque, è un'inedita architettura sulla quale dovrebbero trovare forma almeno quattro vetture: la Giulia berlina e wagon, il Suv e la rediviva ammiraglia. E solo una volta completata la gamma si potranno azzardare gli obiettivi di vendita stimati, negli ultimi anni sempre rivisti al ribasso e disattesi: da 500mila a 300mila unità.
L'appuntamento di aprile, a questo punto, ha tutto il sapore dell'ultima chiamata per Alfa Romeo. Tra gli osservartori si rimprovera a Marchionne «di aver lasciato per troppo tempo il Biscione nel limbo e di aver accumulato un fortissimo ritardo, con la conseguenza che buona parte del valore del brand è andato perduto». «I dati europei - commenta uno di essi - dicono chiaramente che il crollo delle vendite è da addebitare alla mancanza di offerta.

Da adesso in poi riconquistare gli “Alfisti” costretti a rivolgersi ad altri marchi costerà molto di più. E chiunque oggi volesse comprare questa Alfa dovrebbe investire una montagna di soldi (c'è chi parla di almeno 5 miliardi)». Nel 2014, intanto, ancora MiTo e Giulietta con le versioni sportive Quadrifoglio.

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