C'è qualche ombra sulla trattativa avviata tra Alitalia e sindacati per risolvere il nodo dei 1.900 esuberi accertati. L'incontro di ieri - aggiornato a venerdì - è stato preceduto da una dichiarazione dell'amministratore delegato della compagnia, Gabriele Del Torchio: «La trattativa sarà lunga, ma penso che prevarrà il buon senso. Questa è davvero l'ultima opportunità per Alitalia». Quesito: perché sono previsti tempi lunghi se da ambienti governativi proprio ieri arrivava il segnale che già «per metà febbraio potrebbero esserci sviluppi positivi con Etihad?». La soluzione del nodo sindacale è preliminare a un intervento patrimoniale degli arabi. E allora? Un altro interrogativo: trattare 1.900 lavoratori in eccedenza con misure straordinarie legate alla solidarietà in rotazione e alla cassa integrazione fa pensare a interventi non strutturali e, se così si può dire, «all'italiana». Etihad ne è consapevole? Dietro le quinte, quale può essere il suo giudizio? La verità è che i sindacati sono molto cauti con i vertici di Alitalia, una cautela che confina con la diffidenza. Il loro retropensiero sembra essere: i sacrifici ai quali possiamo essere disposti sono subordinati all'ingresso di un partner straniero di livello. Ma chi oggi ci dice che questa prospettiva sia reale? Insomma: temono trabocchetti e rifuggono da salti nel buio. Tanti «si dice», ma nessuna notizia. Così il piano in corso di discussione è transitorio, di pura «sopravvivenza», in attesa di avere chiarezza sul futuro azionariato della compagnia. Solo allora si parlerà di un vero piano industriale. Tra le ipotesi correnti c'è quella che Etihad versi 300 milioni per una quota fino al 49% di Alitalia. Se così fosse, valorizzerebbe la compagnia quasi il doppio rispetto all'ultimo aumento di capitale (quando Air France con 75 milioni avrebbe mantenuto il 25%). Come mai queste cifre così lontane tra loro? In realtà la posizione attuale di Air France è tattica, in attesa di riposizionarsi nel capitale insieme a Etihad, una volta ottenuta una radicale ristrutturazione del debito. Se Etihad entrerà nel capitale di Alitalia, «noi resteremo, penso», ha detto l'ad di Air France Klm, Alexandre de Juniac. L'auspicio immediato di Alitalia, con il suo piano sui costi, è di risparmiare 300 milioni, di cui 128 sul costo del lavoro. In questo senso, il decreto Destinazione Italia di fine 2013 prevede lo sgravio contributivo per l'indennità di volo del personale navigante (piloti e assistenti); indennità che vale circa il 40-50% della busta paga. Su questa voce né l'azienda né il dipendente per tutto il 2014 pagheranno i contributi all'Inps; un totale di 28 milioni che sarà coperto dagli «sconti» di pari importo ottenuti dall'Enav, che li verserà all'Inps. Un risparmio immediato per la compagnia e un sollievo per il dipendente, ma senza che vengano toccati i diritti dei lavoratori, che beneficiano di contributi figurativi.
Si tratta di un intervento sul cosiddetto «cuneo contributivo» e, a quanto risulta, è una novità assoluta non solo per il trasporto aereo, ma per tutto il mondo produttivo italiano. Ieri pomeriggio si è svolto anche il primo cda post-assemblea di Alitalia: una lunga riunione conoscitiva dello stato delle cose.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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