Mentre l'Europa, insieme all'Italia, continua a rappresentare l'«isola infelice» del Lingotto, e le due Americhe fanno incetta di automobili targate Chrysler-Jeep e Fiat, c'è un'altra regione che potrebbe dare soddisfazioni a Sergio Marchionne. Si tratta dell'immensa area asiatica. Qui Fiat sta affilando le armi in India e intende rialzare la testa in Cina. Dlla fine del mese, poi, sarà presente sul mercato sudcoreano.
In India il gruppo italiano continua a essere legato con Tata Motors da una joint venture. Il recente cambio della guardia ai vertici del colosso industriale di Mumbai, con l'avvento alla presidenza di Cyrus Mistry dopo l'uscita di Ratan Tata, non dovrebbe causare improvvisi cambi di rotta. Enrico Atanasio, ceo di Fiat India, sta ultimando la separazione delle reti commerciali: dal prossimo 1 aprile, Fiat avrà i suoi concessionari esclusivi e Tata i propri. Quindi, non più reti in comune. Sono in corso le nomine dei nuovi daeler. Al momento sono già operative una sessantina di nuove strutture a marchio Fiat.
Lo stabilimento di Ranjangaon, vicino a Pune, in joint venture con Tata, è da alcuni mesi sotto la direzione di Boparai Gurpratap Boparai, subentrato a Rajeev Kapoo, il quale conosce molto bene la realtà italiana avendo lavorato cinque anni in Iveco. A differenza dell'Europa, il mercato automobilistico indiano, settimo nel mondo, sta vivendo un ottimo momento e gli sforzi del Lingotto vanno nella direzione di massimizzare l'alta richiesta di veicoli. Il 2012 ha chiuso, come leggiamo su focus2move.com, con 2,67 milioni di vetture immatricolate, il 9,6% in più del 2011, segnando un nuovo record nonostante lo scenario economico incerto e il caro-carburanti. Quota 3 milioni dovrebbe essere superata entro il 2015. Guardando le marche presenti, in testa c'è sempre Maruti-Suzuki (oltre 1 milione di auto vendute) seguita, ma molto distanziate, da Hyundai, Tata e Mahindra. Fiat ha chiuso il 2012 al tredicesimo posto con più di 11mila veicoli immatricolati, circa 55mila in meno della prima casa europea, cioè Volkswagen (nona). Tra i modelli, la Grande Punto è solo 45ma con quasi 9mila unità vendute.
Come si vede, il lavoro per Atanasio e Boparai non manca. Da notare, comunque, che il gruppo leader sul mercato, cioè Maruti-Suzuki, acquista i motori 1.3 Multijet direttamente da Fiat, prodotti nella fabbrica di Ranjangaon. L'accordo prevede l'acquisto di 100mila propulsori l'anno, a partire dal 2012, per un triennio. Lo stesso impianto sforna anche circa 10mila motori a beneficio della casa automobilistica indiana Premier.
E ora la Cina dove è operativa la joint venture tra Fiat e Gac che ha dato vita alla fabbrica di Changsha, nella provincia di Hunan. Per la berlina Viaggio, che qui è prodotta, si parla di 6mila contratti al mese. Lo stabilimento, che ha comportato investimenti per circa 630 milioni di euro, ha una capacità di 140mila unità l'anno che può aumentare fino a 250mila. Obiettivo di Fiat è di arrivare a vendere in Cina 200mila vetture dal 2014. Marchionne deve però ancora decidere se e quando importare il marchio Alfa Romeo, ed eventualmente produrre le auto del Biscione a Changsha.
È in corso, intanto, il conto alla rovescia sull'operazione Corea. Sono tre i modelli che la casa di Torino proporrà a Seul: 500, 500C e Freemont. Il Lingotto utilizzerà la rete di Chrysler.
Dal Brasile, infine, la notizia del via libera, da parte della Banca di sviluppo statale (Bndes), al prestito da 900 milioni di euro per la realizzazione del nuovo stabilimento nello Stato nordorientale di Pernambuco. Avrà una capacità di 250mila veicoli l'anno.
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