Con Apple, Amazon & C. un Nasdaq senza freni

Il listino tecnologico Usa brucia record su record: c'è il rischio di una bolla?

Con Apple, Amazon & C. un Nasdaq senza freni

È bolla? Né le guerre commerciali in corso né le tensioni politiche nazionali in vista delle elezioni di mid-term di novembre o internazionali riescono a turbare il Nasdaq. Il listino tecnologico americano mette a segno da settimane record storici. Più in dettaglio, il Nasdaq Composite ha ormai oltrepassato i 7.600 punti, più del doppio rispetto a cinque anni fa quando l'indice hi-tech non arrivava ai 3.500 e circa 700 punti in più rispetto a inizio anno.

Le sette icone del listino tecnologico, Facebook, Amazon, Netflix, Alphabet (capogruppo Google), Microsoft, Apple e Nvda superano i 4,2 trilioni di dollari di capitalizzazione, più di tutte le Borse europee, o il Pil della Germania (3,4 trilioni di dollari) e quasi quello del Giappone (4,9 trilioni). Gli esperti si chiedono quanto possa durare, tanto più che si tratta di una marcia in solitaria visto che il Dow Jones, l'indice delle società industriali americane, dopo aver affiancato il Nasdaq fino allo scorso gennaio, ora presenta un trend diverso e più prudente. «Sono ottimista e vedo il Nasdaq Composite a 7.900 punti per fine luglio. Entro quella data mi attendo che Apple superi, finalmente, il trilione di dollari di capitalizzazione (oggi il gruppo fondato da Steve Jobs vale 950 miliardi di dollari)» sostiene Stefano Gianti di Swissquote, che evidenzia come, a sostegno della performance del listino tecnologico americano, concorrano anche i buyback (operazioni di riacquisto di azioni proprie) miliardari in corso o varati dalle società negli ultimi mesi. Da inizio anno sono stati annunciati buyback nel solo settore tecnologico pari a 160 miliardi di dollari (+200% rispetto al precedente esercizio) di cui Apple fa la parte del leone con 100 miliardi destinati al riacquisto di titoli propri in Borsa.

«Con il processo di normalizzazione dei tassi, anche i buyback potrebbero diventare meno convenienti nel tempo: Ciononostante non penso che l'andamento del Nasdaq sia eccessivamente influenzato da queste politiche di retribuzione degli azionisti.

Il listino infatti tratta ancora a multipli sostenibili nel tempo (13,8 volte gli utili attesi a fine anno rispetto alle 19,1 volte del 2015, ndr) e le ultime trimestrali hanno dato segnali positivi al mercato» spiega Gianti. Anche Goldman Sachs tende a tranquillizzare gli investitori: «Rispetto alla dotcom-mania di fine anni 90 il successo del listino può essere spiegato dai bilanci solidi e non dalle speranze di un roseo futuro» sostengono in una nota Peter Oppenheimer e Guillame Jaisson, strategist della banca d'affari. I due esperti non vedono nel breve termine rischi di correzione del mercato sia perché «le valutazioni in aggregato del mercato non sono particolarmente eccessive», sia perché è in corso una sorta rivoluzione industriale continua che porta le società a investire sempre più in tecnologia pur di sopravvivere.

Non mancano tuttavia i gufi. Come l'economista Wolf Richter che evidenzia le valutazioni non proprio a sconto di alcune delle magnifiche sette società quotate sul Nasdaq: Amazon vale 210 volte gli utili previsti a fine anno e Netflix 243, di contro Apple vale «solo» 19 volte gli utili, ma cresce anche di un modesto 6,7% in termini di fatturato.

Cauto, seppure in uno scenario più ampio, anche Greg Jensen, co-direttore degli investimenti del fondo hedge Bridgewater, il più grande al mondo: «Il 2019 si rivelerà un anno pericoloso con gli stimoli fiscali che tramontano da un lato e dall'altro la Fed che stringerà la presa».

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