Economia

Apple, Samsung e Yahoo Ora la crisi è «hi-tech»

La Mela inciampa sugli iPhone e la Corea va a fondo con il Galaxy. E Sony prende il virus

Apple, Samsung e Yahoo Ora la crisi è «hi-tech»

Anno difficile, quasi nero, il 2016 per alcuni big tecnologici. Sono di ieri i risultati del primo semestre di Sony, che ha registrato un calo consistente dell'utile -78%.

A pesare la rivalutazione dello yen ma anche il rallentamento della domanda di semiconduttori, settore che in caso di rallentamento del mercato dell'elettronica di consumo soffre parecchio. A pesare sul comparto anche gli incidenti di percorso. Come quello occorso al Galaxy Note 7, lo smartphone lanciato in gran pompa nel mese di agosto con cui Samsung contava di annientare il primato di Apple, presentandolo un mese prima dell'arrivo dell'iPhone 7.

La manovra però non è riuscita, complice una batteria capace di ricaricarsi in 15 minuti ma anche di esplodere. Il risultato finale è stato il bando del Note 7 da tutti i voli aerei del globo e il conseguente ritiro dal mercato, con perdita di credibilità e di una ventina di miliardi di dollari da parte di Samsung, che ha già cominciato le epurazioni interne per individuare il colpevole. Che invece è molto più semplice trovare nella «crisi» di Apple.

La Mela, nell'anno finanziario appena concluso, ha visto utili in calo del 14%, per la prima volta dal 2001. La causa è il rallentamento nelle vendite di iPhone. Per gli analisti la Apple senza Steve Jobs, guidata dall'ad Tim Cook, manca di fantasia e fa fatica a innovare sebbene l'utile resti a 45 miliardi (anch'esso in calo). Certo però non basta cambiare numero davanti al nuovo modello iPhone per convincere i suoi numerosi utenti all'acquisto. Mentre gli accessori, vedi l'iWatch, sono ancora considerati come gadget costi e poco gettonati. Apple, nel suo cammino nella telefonia mobile, iniziato solo nel 2007, ha lasciato sul terreno vittime illustri che non hanno creduto nella rivoluzione dello schermo touch. Oltre a Nokia, acquistata da Microsoft nel 2013 anche Blackberry. Nel 2009 infatti la società canadese era terza come quota di mercato (20%) a livello mondiale nel settore smartphone. Ma qualche giorno fa ha ammainato bandiera bianca cancellando la divisione della telefonia mobile per concentrarsi sul software. Blackberry non poteva fare altro visti i conti. Tra giugno e agosto la società ha registrato perdite per 372 milioni di dollari e un fatturato complessivo di 334 milioni. Blackberry, oltre che da Apple, è stata schiacciata anche dal sistema operativo Android di Google e adottato da tutti i produttori di smartphone (Samsung e il gigante cinese Huawei).

Uno standard intorno a cui è cresciuto un ecosistema globale di applicazioni capace di escludere un sistema operativo, sicuro ma chiuso, come quello di Blackberry. Che, alla fine, ha abbracciato Android ma troppo tardi per invertire la caduta verticale delle vendite. E poi ci sono i casi disperati. Come Yahoo e Twitter. Il primo motore di ricerca del web entrò in crisi con l'arrivo di Google e del suo muscolare algoritmo di ricerca che l'ha praticamente cancellato.

La conseguenza finale è stata la vendita decisa dall'ad Marissa Mayer, delle attività web a Verizon per circa 4 miliardi. E poi c'è Twitter che solo nel 2014 valeva in Borsa circa 70 dollari ad azione e che oggi ne vale 17. Il social network prediletto dai vip non è riuscito a raggiungere il numero di utenti dei diretti competitor Facebook (1,7 miliardi) e Instagram 500 milioni. Insomma i suoi 317 milioni di utenti, in crescita lenta sono considerati pochi. Tanto che alla presentazione della trimestrale Twitter ha annunciato tagli al persone per 350 unità anche se i conti sono stati migliori delle attese con un aumento dei ricavi dell'8% a quota 616 milioni.

Anche le perdite sono rimaste alte 103 milioni di dollari, tanto da aver spaventato possibili pretendenti all'acquisto della società come Disney.

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