Aspi, autogol del governo sulla revoca

Lettera del Mit: "Atlantia non più inadempiente per Genova". Cdp resta alla finestra

Aspi, autogol del governo sulla revoca

Autogol del governo nella delicata partita per la vendita di Autostrade a Cassa Depositi & Prestiti. La minaccia di revoca della concessione ad Aspi - rilanciata da Giuseppe Conte in un vertice a Palazzo Chigi sabato sera - rischia infatti di diventare «carta straccia» a causa di una lettera inviata ad Atlantia proprio dal ministero dei Trasporti, guidato da Paola De Micheli. La società coglie la palla al balzo e, nel tentativo di neutralizzare lo spettro della revoca, accusa l'esecutivo di organizzare un potenziale «esproprio».

Nessun dietrofront, dunque, di Atlantia sul percorso di cessione al mercato (dual track), ma anzi un attacco frontale in cui la società svela come, a suo parere, il governo non possa procedere alla revoca della concessione ad Aspi.

A legare le mani a Conte sarebbe un passaggio contenuto nell'atto transattivo del 2 settembre, che ora Atlantia chiama in causa dopo aver specificato che «il viadotto Polcevera è stato ricostruito a spese di Aspi e che la società ha adempiuto a tutte le successive richieste del Mit sugli standard manutentivi della rete. C'è, dunque, una oggettiva evidenza della mancanza di inadempimenti rispetto alla concessione vigente e della conseguente impossibilità della revoca», commenta una fonte vicina ad Atlantia, spiegando che «ciò è comprovato anche dal fatto che, lo scorso 2 settembre, l'esecutivo ha inviato formalmente alla società una proposta di atto transattivo per la conclusione della procedura di presunto grave inadempimento per il crollo del Ponte». Nel documento il Mit scrive, infatti, che «il concedente (fatta eccezione per il procedimento aperto quest'estate a causa dei ritardi nei lavori delle gallerie liguri su cui pende una potenziale penale pecuniaria, ndr) dà atto che non sussistono le condizioni per formulare, nei confronti del Concessionario, ulteriori contestazioni di inadempimento per fatti o atti verificatisi fino alla data di sottoscrizione del presente atto...».

Dunque il Mit metterebbe nero su bianco la volontà di non effettuare la revoca, «non sussistendone sottolinea ancora Atlantia - le motivazioni oggettive, se non quella di una inusitata forzatura a scopi politici che nulla ha a che vedere con l'interesse del Paese».

Sempre secondo Atlantia, il fatto che il Mit abbia vincolato l'efficacia dell'atto transattivo al passaggio del controllo di Aspi a Cdp, si configura come una grave lesione delle regole del mercato. Tale clausola configurerebbe la procedura di dismissione di Aspi come un vero «esproprio di Stato».

Un pesante scivolone per il governo Conte, che nelle prossime ore dovrà dire la sua sul documento del 2 settembre. Palazzo Chigi non pare comunque intenzionato a recedere dalla strada della revocaQuest'ultima (mai benvista dal Pd) avrebbe però un costo salato per le casse dello Stato. L'articolo 35 del decreto Milleproroghe ha abbattuto l'indennizzo a 7 miliardi, che corrispondono all'ammortamento degli investimenti in bilancio e non più ai mancati introiti. Ma ci sono altri costi legati alla vicenda: una revoca della concessione ad Autostrade sfocerà quasi certamente vita in un contenzioso legale. Inoltre, c'è il tema debiti. A 24 ore dalla revoca rischierebbero infatti il default 16 miliardi tra debiti e bond di Atlantia e Aspi.

Aspettando oggi la reazione del mercato, la Cdp guidata da Fabrizio Palermo resta alla finestra, ma potrebbero farsi avanti anche alcuni investitori privati, come F2i. Domani, intanto, è atteso un cda di Aspi che formalizzerà, come richiesto, una risposta all'esecutivo entro il 30 settembre.

La vicenda è incandescente anche sul fronte politico: ieri Mariastella Gelmini, capogruppo di Forza Italia alla Camera, ha sottolineato l'incapacità del governo di farsi rispettare: «Avevamo messo in guardia Palazzo Chigi in merito ad un'operazione di nazionalizzazione che a nostro avviso avrà ripercussioni negative sulla società, sugli investimenti, e sul futuro di Autostrade. Non era questa la soluzione che serviva al Paese».

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