Economia

Atlantia: "L'Offerta di Cdp per Aspi è sotto le attese"

Il cda dà mandato ai vertici per trattare ancora. Ma il fondo Tci va all'attacco. Frena il titolo

Atlantia: "L'Offerta di Cdp per Aspi è sotto le attese"

Atlantia rispedisce al mittente l'offerta vincolante di 8 miliardi inviata mercoledì sera da Cdp Equity, Blackstone Group e Macquarie Infrastructure per l'88% detenuto in Autostrade per l'Italia (Aspi). Per il cda della holding presieduta da Fabio Cerchiai e guidata da Carlo Bertazzo il prezzo non è quello giusto. In Piazza Affari il titolo ha perso lo 0,7% a unprezzo di 15,52 euro.

La proposta di Cdp, si legge nella nota, è «inferiore alle attese, fondate su concrete e coincidenti valutazioni di advisor indipendenti, e non coerente, nei termini sia economici che contrattuali proposti, con l'interesse di Atlantia e di tutti gli stakeholders». Ciononostante, Atlantia (di cui i Benetton controllano il 30%) non ha chiuso la porta ai potenziali acquirenti. E ha dato mandato al presidente e all'ad di «verificare la possibilità di introdurre i necessari sostanziali miglioramenti dell'offerta del Consorzio e ha quindi determinato di riconvocarsi per assumere le proprie valutazioni». Le trattative insomma proseguono. Tanto che Atlantia ha anche deciso di convocare un'assemblea straordinaria per il 29 marzo, al fine di deliberare la proroga al 31 luglio (dal 31 marzo inizialmente previsto dal progetto di scissione) «per la presentazione di eventuali offerte vincolanti per l'acquisto da Atlantia del 62,8% di Aspi».

Resta però il muro dei fondi: in prima fila tra i contrari c'è Tci (socio al 10% di Atlantia), secondo cui l'88% di Aspi vale almeno 11 miliardi già dedotti i 3,4 miliardi di compensazioni. Tci ribadisce che, anche prendono i multipli dell'offerta di delisting su Astm lanciata dalla famiglia Gavio e da Ardian, Aspi dovrebbe valere tra i 12 e i 14 miliardi, ben oltre la valutazione di 9,1 miliardi sul 100% dell'asset effettuata dalla cordata guidata dalla Cdp. Il fondo è poi critico sulla manleva (ovvero la garanzia sui rischi legali futuri) da 700 milioni chiesta dagli acquirenti per gli eventuali danni indiretti legati al crollo del Ponte Morandi. «La richiesta non ha alcun fondamento legale» ha detto a Radiocor Jonathan Amouyal, partner di Tci puntando il dito su un prezzo che implica per il consorzio «un ritorno doppio rispetto a altri soggetti che investono su asset dello stesso settore». Anche Spinecap, socio di minoranza di Atlantia, riterrebbe insufficiente il prezzo e ambirebbe, secondo Bloomberg, a una valutazione non inferiore ai 12,5 miliardi.

Va detto, tuttavia, che la valutazione di Aspi risente da un lato della necessità di investimenti e dall'altro del punto interrogativo relativo all'evoluzione del business dopo i numeri drammatici del 2020, che ha visto il traffico autostradale collassare del 27,3% a causa della pandemia.

Peraltro, come notato da Equita l'accordo con la Cdp «risolverebbe il problema del debito nella holding e assicurerebbe flessibilità finanziaria ad Atlantia per l'asset rotation o a supporto di Abertis».

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