«Quando incontro Sergio Marchionne, a un Salone dell'auto, lo saluto ovviamente; se ho rimpianti? La vita va avanti». A sentirlo parlare, per Luca De Meo, attuale membro del board di Audi Group, nonché responsabile vendite, i tempi di Fiat, quelli coincisi con due lanci di peso per il Lingotto (nuova Punto e 500) sembrano molto lontani.
Ora De Meo, 46 anni, è uno dei tasselli chiave del mosaico italiano decisivo per la svolta che, da anni, vede protagonista il gruppo Volkswagen, di cui Audi fa parte. «Audi - spiega il manager uscito da Fiat nel 2009 - sente molto forte la vicinanza all'Italia, ma non per la presenza di alcune persone provenienti dal mio Paese al suo interno, bensí per gli importanti interessi che abbiamo nella Penisola, come Italdesign Giugiaro, Ducati e Lamborghini».
De Meo non vuole commentare la denuncia di Marchionne «sulle difficoltà di fare impresa in Italia» e neppure dare un parere sulle annose polemiche che vedono al centro il Lingotto. Anche con Volkswagen. «Al mattino leggo i giornali italiani e faccio le mie considerazioni, ma le tengo per me. E poi, il mio compito è quello di vendere automobili, non sono un esperto in materia industriale. Il sistema Audi è molto concentrato sul prodotto, sul lungo termine, sullo sviluppo delle competenze e del capitale umano».
Resta la differenza di vedute e strategie tra Audi e Fiat su come affrontare il mercato: investimenti (11 miliardi tra il 2013 e il 2015) e nuovi prodotti anche in tempo di crisi, per Ingolstadt (+6,9% le immatricolazioni nel mondo, da gennaio a luglio, nonostante lo stallo dell'Europa); più prudenza e attesa di tempi migliori per Torino. L' obiettivo dichiarato è diventare, entro il 2020, il costruttore premium numero uno nel mondo come vendite, utile e occupati; ma anche il leader per profittabilità della rete Audi dei concessionari.
De Meo, la sfida, però, non sarà solo tra tedeschi. Nel premium si è riaffacciata prepotentemente Maserati.
«Maserati è un grande marchio e penso che il mercato sia abbastanza grande per raccogliere nuove sfide».
Intanto intorno ad Alfa Romeo regna sempre l'incertezza.
«Mi auguro che a Torino trovino presto una soluzione su Alfa Romeo. E per quanto ci riguarda, a questo proposito, su di noi si è fatta tanta speculazione».
Visto che parla di speculazioni, cosa dice delle voci che lo vedrebbero, prima o poi, in sella a Ducati o al volante di Lamborghini?
«Ho abbastanza da fare qui a Ingolstadt. Il mio ruolo, nel gruppo Audi, è quello di responsabile vendite. In Lamborghini e Ducati ci sono persone molto competenti e noi lavoriamo per dare stabilità ai management e sviluppare, a livello locale, dirigenti ad hoc. Io, poi, sono operativamente attento e in continuo contatto con San'Agata Bolognese e Borgo Panigale. E faccio da tramite con i vertici del gruppo».
I grandi capi del gruppo: Ferdinand Piëch e Martin Winterkorn.
«Sono personaggi leggendari, uomini che hanno fatto veramente la differenza. È emozionante lavorare con loro; entrambi sono dentro i temi operativi».
Che cosa distingue Audi dalle rivali tedesche Bmw e Mercedes-Benz?
«Mai come ora il segmentopremium è così forte e rappresentato. Audi è un marchio che dimostra alte capacità di attrazione e di conquista, in particolare sulle nuove generazioni».
Nel gruppo l'influenza della scuola italiana del design è fortissima: Walter de' Silva, Giorgetto Giugiaro e il tedesco Wolfgang Egger, ex Alfa Romeo.
«Per noi il design resta un forte di motivo di acquisto delle nostre auto da parte del cliente».
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