Economia

Auto in tilt per la crisi dei chip

Toyota e Vw i più colpiti. Per Stellantis problemi in Usa

Auto in tilt per la crisi dei chip

Sul settore automotive grava la cosiddetta «tempesta perfetta»: crisi dei chip, prezzi altissimi delle materie prime e la sempre più complessa convivenza con la pandemia. L'allarme è elevato e già arrivano sulle scrivanie della Commissione Ue le pressanti richieste, soprattutto da Francia e Germania, di spostare al 2040 il via ufficiale al «tutto elettrico». Cinque anni in più, rispetto alla proposta originale (rivoluzione green dal 2035), renderebbero meno traumatica la svolta che segnerà la fine dei motori endotermici, quelli ibridi inclusi.

I due colossi Toyota e Volkswagen, intanto, sono quelli che soffrono di più la mancanza di chip, ma anche Stellantis è dovuta correre ai ripari. Toyota, in particolare, si appresta a ridurre la produzione del 40%, seguita da Volkswagen che pure mette in conto nuovi tagli. Stellantis ha già fermato alcune linee in Michigan, Illinois, Ontario e Messico, mentre in questi giorni è stop in Francia per Rennes-La Janais e Sochaux.

Al tempo stesso, il gruppo ha «risposto energicamente alle limitazioni dei volumi» con «misure di controllo dei costi estremamente efficaci» che hanno consentito di mantenere una marginalità solida. Secondo l'amministratore delegato Carlos Tavares i produttori mondiali di auto potrebbero trovarsi a fronteggiare le carenze di semiconduttori fino al 2022. «Ma siamo sulla strada giusta - ha aggiunto - perché si lavora ad alternative per evitare carenze».

Da parte loro, tra i produttori di chip c'è chi, come Taiwan Semiconductor Manufacturing, si dice pronto a costruire nuovi impianti negli Usa e in Giappone, mentre Intel punta a investire 20 miliardi di dollari in Europa, a fronte però di un sostegno robusto di Bruxelles. La stessa Intel prevede anche la normalizzazione dello scenario solo tra due anni, come anche l'ad di Stm, Jean-Marc Chery.

Una recente indagine di AlixPartners sottolinea che la crisi dei chip impedirà ai costruttori, a livello globale, di produrre 3,9 milioni di veicoli, pari a ricavi per circa 110 miliardi di dollari. «In un veicolo - spiega AlixPartners - ci sono fino a 1.400 chip, un numero destinato a crescere man mano che il settore continuerà la marcia verso l'auto elettrica, connessa e a guida autonoma».

Intanto, in casa Stellantis si starebbe valutando il riassetto del business legato alle società captive. Fca Bank, di fatto, è nata dalla joint venture tra la ex Fca e Crédit Agricole. L'accordo scade nel 2024, ma potrebbe esserci una ronsiderazione entro l'anno.

Interessate al riassetto anche Banque Psa Finance (joint venture con Santander) e Opel Financial Services, come le società di noleggio Leasys (Fca Bank) e Free2Move per i francesi.

Commenti