Autogol della Cgil francese fabbriche Renault a rischio

Per i giudici di Versailles l'accordo sulla competitività firmato in marzo con altre sigle non è più valido. E ora Ghosn torna ad avere mano libera

Carlos Ghosn, presidente dell'Alleanza Renault-Nissan
Carlos Ghosn, presidente dell'Alleanza Renault-Nissan

Grana di fine anno per l'auto francese che, per la verità, già non se la passa bene visto che le stime per il 2013 vedono scendere del 6% le vendite complessive rispetto al 2012. La Corte d'appello di Versailles, accogliendo il ricorso del sindacato Cgt (la Cigl d'Oltralpe), ha di fatto invalidato l'accordo raggiunto in marzo tra la Renault e i sindacati Cfdt, Cfe-Cgc e Fo, che prevedeva alcuni interventi strutturali allo scopo di affrontare la crisi del mercato europeo e scongiurare il rischio di licenziamenti. Il caso è singolarmente passato sotto silenzio da parte dei media transalpini.
I sindacati avevano accettato il ridimensionamento della forza lavoro di 7.500 unità e nessun aumento dei salari sino a fine 2016, insieme a una maggiore flessibilità e produttività degli impianti, in cambio dell'impegno del costruttore francese a non chiudere alcuno dei sei stabilimenti presenti sul territorio nazionale. Artefice dell'accordo era stato Carlos Tavares, allora responsabile del marchio, lo stesso manager che ha deciso di lasciare Carlos Ghosn, numero uno di Renault-Nissan, per guidare, da gennaio, il gruppo concorrente Psa Peugeot Citroën. Nell'accogliere il ricorso della Cgt, sindacato contrario soprattutto al sovraccarico di ore di lavoro, la Corte d'appello rimette la palla al centro della partita tra industria dell'auto e forza lavoro. É anche da notare che Renault ha già dichiarato di non aver intenzione di ricorrere alla Corte Suprema. E non essendo ora legata da accordi con il sindacato, la casa guidata da Ghosn potrebbe ritenersi libera di rivedere, in base all'andamento della crisi del settore, le intese prese in marzo. A essere molto attento ai futuri sviluppi è anche il gruppo Psa, alle prese con un piano di ristrutturazione che ha già portato alla chiusura della fabbrica di Aulnay, a Nord di Parigi, e alla dichiarazione di 11mila esuberi tra i propri addetti.
Da parte sua, il successo della potente Confédération générale du travail, che ha potuto dimostrare la sua forza e che buona parte dell'accordo firmato dalle altre sigle era sfavorevole per i lavoratori, può essere paradossalmente interpretato come un assist all'industria automobilitica francese alla ricerca di sempre maggiori risparmi ed efficienze.


Ghosn ha affermato recentemente di non intravedere, per i prossimi due anni, segnali di sostanziali modifiche nell'andamento delle vendite di auto in Europa. Il trend, a suo parare, dovrebbe stabilizzarsi sui depressi livelli attuali, senza comunque accusare flessioni più pesanti.

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