Ball prende l'accetta, costi giù di 160 milioni per salvare Alitalia

La cura punta a convincere i soci a versare nuove risorse. Scelti Roland Berger e Kpmg

Ball prende l'accetta, costi giù di 160 milioni per salvare Alitalia

C'è ancora un mese di tempo per mettere a punto il sistema di risparmi necessario per la sopravvivenza di Alitalia: quattro settimane fa erano stati accordati all'ad Cramer Ball 60 giorni, allo scadere dei quali - se i risultati saranno credibili - gli azionisti metteranno di nuovo mano alla borsa finanziando il piano industriale in corso di elaborazione. Il cda di ieri è stato messo di fronte a un pacchetto di economie «già identificato in almeno 160 milioni nel 2017», prima dei tagli al personale, di cui per ora non si parla. Si tratta soprattutto di rinegoziazioni: a cominciare dai leasing degli aerei, che secondo la stessa azienda sono fuori mercato del 10-15%; e poi le tariffe aeroportuali in molti scali, e una gran mole di acquisti, per i quali i fornitori già sono in allarme. Bella cifra 160 milioni, però attenzione: si tratta di «risparmi individuati», non già contrattualizzati. Fanno cioè ancora parte degli auspici.

Il consiglio «ha preso atto che le performance finanziarie del primo trimestre 2017 sono in linea con le previsioni del piano» (quello in costruzione). Nessun numero. Ma è possibile un ragionamento: le stime dicono che nel 2017 Alitalia perderà 400-500 milioni, e il primo trimestre è la stagione più bassa. Ergo: le perdite dovrebbero essere superiori ai 100 milioni.

Altra decisione, la nomina di Roland Berger e Kpmg quali consulenti esterni, il primo advisor industriale, il secondo finanziario. Una specie di «commissariamento» per Cramer Ball e per i manager a lui più vicini, sui quali evidentemente gli azionisti vogliono che qualcuno vigili. Per Kpmg è la prima volta, ma Roland Berger è una vecchia conoscenza di Alitalia: consulente di fiducia di sindacati e piloti nel 2001, ai tempi degli scontri sul ruolo di Malpensa. Consulente dell'azienda per il piano industriale 2004-2006, advisor della gara per la privatizzazione del 2007 e di nuovo l'anno dopo, quando la trattativa era stata ormai riservata a Air France. Roland Berger, che ha un'apprezzata esperienza internazionale nel campo dei trasporti, conosce dunque bene il proprio cliente. Ma nelle precedenti occasioni, viste come sono andate le cose, il suo apporto non è stato determinante.

Interessante, dopo il cda di ieri, il pensiero di Andrea Giuricin, docente di economia dei trasporti a Milano Bicocca: «Benissimo i risparmi, ma è poco se non s'individua un modello per aumentare i ricavi. Il punto debole di Alitalia è proprio questo». Aggiunge, entrando più in dettaglio e portando un esempio: «A una low cost come Easyjet un passeggero a chilometro costa 6 euro, ad Alitalia 6,5, cifra abbastanza in linea. Ma i ricavi sono molto lontani, se Alitalia ha un margine del negativo 15-20%».

La compagnia ci tiene, in ogni caso, a trasmettere un clima di fiducia e di armonia: «I soci hanno confermato all'unanimità il loro pieno impegno a sostenere il management»,

riconfermando implicitamente fiducia a Ball. L'ex ad di Unicredit, Federico Ghizzoni, ieri al suo esordio in cda, all'uscita è apparso entusiasta: «Tutto bene, l'atmosfera è ottima!» ha detto. Neanche uscisse dal cda di Luxottica.

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