Per gli economisti la Banca Nazionale Svizzera (Swiss National Bank) è diventata l'hedge fund più grande del mondo grazie a un «fenomenale schema di fabbricazione del denaro». L'istituto che determina la politica monetaria della Confederazione elvetica, agisce quindi come un fondo comune di investimento utilizzando tecniche e strategie di copertura finanziaria per ridurre il rischio di mercato. Il rischio principale avvertito dalla banca con sede a Zurigo è quello che un'eccessiva valorizzazione della valuta svizzera penalizzi l'economia del Paese e per questo, da anni, la Snb si adopera per «imbrigliare» il cambio stampando franchi con cui acquistare azioni e obbligazioni americane ed europee denominate rispettivamente in dollari ed euro. Nel frattempo le azioni dell'istituto, controllato al 55,9% dai Cantoni e partecipato al 25,3% dai privati, hanno registrato una impennata: il titolo ha recentemente toccato nuovi massimi a 3.991 franchi, mille franchi in più rispetto ad agosto e oltre due mila in più rispetto a gennaio. Una performance quasi da bitcoin che ha innescato una girandola di indiscrezioni.
Oggi la Snb è arrivata a detenere attività per 813 miliardi di franchi dai 110 miliardi del novembre 2007 e pari al 125% del prodotto interno lordo svizzero (la Fed conta su un patrimonio di 4,5 trilioni di dollari, ma tale cifra è pari solo al 25% del Pil americano). In tutto alla Banca nazionale Svizzera fanno capo 760 miliardi in obbligazioni in euro e dollari e oltre 90 miliardi in azioni prevalentemente americani (ben 2558 diverse partecipazioni). Berna oggi è all'ottavo posto tra gli azionisti di Wall Street e si calcola che ogni cittadino svizzero possa contare su un portafoglio azionario Usa da 10mila dollari, grazie ai 19 milioni di titoli Apple, ai 27 milioni di azionisti Microsoft e agli 8,7 milioni di titoli Facebook, seguiti a ruota da partecipazioni importanti in Amazon, J&J, Exxon, Alphabet, Procter&Gamble, At&T e GE. La scelta, apparentemente, è quella di titoli ad ampia capitalizzazione, ma oramai il circolo vizioso innescato fa sì che, per mantenere sotto controllo la forza del franco, Zurigo prosegua a «fabbricare» franchi con cui inondare i mercati esteri con investimenti in euro e dollari, «drogando» il mercato. Il trend non sembra destinato ad arrestarsi visto che la richiesta di franchi rimane elevata nonostante, ironia della sorte, la politica monetaria fino ad oggi adottata da Zurigo stia sempre più «annacquando» il valore del franco.
I dolori per Wall Street e per l'Europa inizieranno se e quando si dovesse raffreddare la «francomania»: a quel punto la Snb, per mantenere la stabilità finanziaria del Paese, potrebbe iniziare a vendere a piene mani le partecipazioni accumulate negli anni, facendo precipitare il valore dei titoli coinvolti e, allo stesso tempo, rivalutando il franco sull'euro e sul dollaro.
Un corto circuito determinato da una strategia di investimento, forse, sfuggita di mano. O almeno questa è la tesi di Dennis Gartman, membro dell'Akron University Investment Committee Foundation, e di John Mauldin, a capo di Millenium Wave Advisors e Securities.
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