Le banche pronte a liberarsi dell'"eredità" De Benedetti

Il gruppo salvato dagli istituti creditori che erano stati costretti a convertire il debito in azioni. A2A sul dossier

Le banche pronte a liberarsi dell'"eredità" De Benedetti

Entra nel vivo la vendita di Sorgenia e l'utility lombarda A2A è pronta a sedersi al tavolo delle trattative. «Mancano poche settimane e noi sicuramente guarderemo il dossier», ha detto ieri all'agenzia Reuters, l'ad di A2A Valerio Camerano. Per il momento si esclude uno spezzatino del produttore e venditore di energia elettrica e gas - ha oltre 275.000 clienti e centrali elettriche per una capacità installata che supera i 3.000 megawatt - che quindi dovrebbe essere ceduto interamente. Consentendo così alle banche di uscire dal capitale.

Nel 2015 i vecchi soci, la Cir della famiglia De Benedetti e l'austriaca Verbund, non hanno ricapitalizzato il gruppo come richiesto delle banche. Queste ultime (Intesa Sanpaolo, Unicredit, Mps e Banco Bpm fra le principali) hanno convertito l'esposizione in azioni e si sono così ritrovate nel capitale. Lo scorso 19 novembre, la holding Nuova Sorgenia che detiene il 99,97% di Sorgenia e che ha appunto come stakeholder i principali istituti che hanno partecipato al processo di ristrutturazione il cui accordo si è concluso alla fine del 2017, ha deciso di affidare a Lazard e Colombo&Associati, in qualità di advisor finanziari, un incarico per lo studio e «l'eventuale implementazione di opzioni finalizzate alla migliore valorizzazione della società, anche attraverso operazioni di partnership che possano accelerarne il percorso di crescita», riferiva una nota del gruppo. Nel frattempo, sotto la guida dell'ad Gianfilippo Mancini e la presidenza di Chicco Testa, il 2017 è stato archiviato con 44 milioni di utili (rispetto ai 15 milioni del 2016), un Ebitda di 161 milioni e un indebitamento di 715 milioni. Un miliardo di euro in meno dall'inizio della ristrutturazione a marzo 2015 cominciata dopo la conversione del debito in equity. Circa 340 milioni sono stati rimborsati alle banche: di questi il Banco Bpm ne ha ricevuti 65, Intesa Sanpaolo e Unicredit circa 30 mentre 110 milioni sono stati restituiti al Monte dei Paschi. Per la banca senese, infatti, quella con Sorgenia era un'esposizione ad alto rischio.

Il passato è alle spalle. E il futuro? Il primo semestre 2018 si è chiuso con un mol di 73 milioni e un utile netto di 23 milioni a fronte di un portafoglio clienti, tutti digital, arrivato ormai a quota 270 mila (dai 220 mila di un anno fa). Dal punto di vista industriale, Sorgenia ha avviato la digitalizzazione di ogni processo aziendale in vista dell'entrata in vigore, dal luglio 2020, della Legge sulla concorrenza, che sostituirà la maggior tutela di gas e luce, grazie alla quale ben 35 milioni di contatori sono sottoposti a tariffe e contratti regolati dall'Autorità per l'Energia, oltre 25 milioni di contatori si appoggeranno a un nuovo fornitore aprendo a prospettive di crescita. Le sfide del settore energetico e della crescita richiedono, però, un ulteriore sforzo e capitali da investire. Che potrebbero arrivare dalla lombarda A2A.

Nei mesi scorsi era spuntato anche il nome di Eph, che in Italia ha già acquistato gli asset ex E.On. A stretto giro Lazard dovrebbe portare una prima relazione al cda di Sorgenia e alle banche azioniste, per spiegare che accoglienza ha trovato presso i potenziali investitori.

Soltanto poi si deciderà come strutturare effettivamente la vendita, se con un processo competitivo, che partirebbe da una data room aperta a un gruppo selezionato di potenziali compratori, o se andare a una trattativa privata. Recentemente, in un report su A2A, gli analisti di Equita hanno spiegato che l'imminente cessione di Sorgenia potrebbe favorire un consolidamento nel settore, che sarebbe positivo.

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