Ci sono dodici banche dell'eurozona che «dovranno rafforzare il loro capitale per affrontare le sfide future e, pertanto, saranno monitorate attentamente». Il vicepresidente della Bce, Luis de Guindos, ieri ha smorzato così l'entusiasmo per i risultati degli stress test annunciati dall'Eba venerdì. E ha esortato a diventare più robuste le banche che nelle prove «di sforzo» hanno mostrato un coefficiente patrimoniale al di sotto del 9 per cento. Messaggio rivolto anche a due italiane, perchè oltre la linea Maginot segnata dall'ex ministro spagnolo dell'Economia ci sono il Banco Bpm con il cosiddetto Cet1 al 6,6% e Ubi al 7,4 per cento.
Dall'ultima tornata di test dell'Eba le due big italiane Intesa Sanpaolo e Unicredit sono uscite a testa alta, un po' più fragili Ubi e Banco Bpm che si sono appunto collocate nella parte finale della graduatoria dell'autorità bancaria europea. Eppure ieri, nella prima seduta post esame, tutti i titoli sono finiti in rosso sul listino di Piazza Affari. Intesa ha chiuso lasciando il terreno l'1,5%, Unicredit l'1,8%, Ubi e Banco Bpm rispettivamente lo 0,9% e il 2,1 per cento. Ancora più giù è andata Bper con un -3,4% e Carige con un -4,2% mentre solo Mps ha chiuso in positivo (+1,01%). Segno che il bollino di «resilienza» assegnato dai test non basta, secondo il mercato, a spazzare via i nuovi rischi accumulati di recente sul tappeto del sistema bancario italiano. Va, infatti, ricordato che i test dell'Eba sono stati eseguiti sui bilanci di fine 2017 con uno spread massimo a 250 punti base (ieri il differenziale tra Btp e Bund tedeschi ha chiuso a 289 punti) e senza il recente crollo in Borsa (meno 35% per i bancari rispetto a una media di meno 20%). Gli analisti delle principali banche d'affari hanno dunque cominciato a digerire i singoli risultati degli esami.
A pesare sul comparto è stato soprattutto un report di Goldman Sachs che ha tagliato da «neutral» a «sell» (vendere) sia Intesa Sanpaolo, i cui risultati secondo la banca Usa saranno soggetti al deterioramento del contesto macroeconomico, che Bper. Unicredit resta così l'unica banca italiana che Goldman consiglia di acquistare, facendo riferimento a valutazioni basse e possibile crescita dei profitti grazie al taglio dei costi. Gli esperti del colosso Usa evidenziano, infatti, che gli utili delle banche italiane sono destinati a contrarsi ulteriormente a causa della minor crescita dei prestiti, dei costi di funding più alti e della progressiva scadenza dei prestiti Tltro della Bce, che hanno assicurato al sistema italiano una importante raccolta a costi bassissimi. D'altra parte, osservano gli stessi analisti, dopo che sono stati pubblicati i dettagli della manovra italiana i rendimenti dei bond sono aumentati, i rating sul credito sono scesi e le azioni sono cadute in Borsa.
Combinati, questi fattori hanno portato il broker a tagliare le sue previsioni sui ricavi delle banche italiane e le stime di utile per azione fino al 10% per le due banche più grandi, Unicredit e Intesa, e fino al 25% per quelle più piccole.
Il vero «stress» per gli istituti nostrani è lo spread e la difficoltà a vendere a un prezzo buono i crediti deteriorati. Secondo i dati Bankitalia, dalla metà di maggio il valore di mercato dei titoli di Stato si è ridotto, in cinque mesi il costo per raccogliere fondi sotto forma di obbligazioni è più che raddoppiato e di qui a un anno scadono bond bancari per 110 miliardi, circa il 40% di quelli in circolazione.
Intanto sta per partire un nuovo test, quello
delle trimestrali: si comincia oggi con Intesa e Ubi, domani toccherà a Unicredit e al Banco Bpm, mentre Mps pubblicherà i suoi conti venerdì e lunedì 12 sarà la volta di Carige. Ovvero la sorvegliata speciale della Bce.
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