Bce, tassi invariati fino all'estate 2019

A sei anni dal "costi quel che costi". Draghi rassicura: "La ripresa è solida"

Bce, tassi invariati fino all'estate 2019

Nel sesto compleanno del suo ormai celebre «whatever it takes» (a qualsiasi costo), Mario Draghi ieri ha approfittato dell'ultimo consiglio direttivo della Bce prima della pausa estiva per celebrare un euro che «poggia su basi molto più solide di allora» e un «arsenale» che quel 26 luglio 2012 appariva impensabile.

Il presidente dell'Eurotower, in uscita alla fine del prossimo anno, ha anche manifestato un prudente sollievo per la possibile tregua fra Ue e Usa sui dazi commerciali, mentre resta inserito il pilota automatico sulla politica monetaria. Confermate, sostanzialmente, le linee annunciate a giugno: tassi invariati almeno per un altro anno e, in ogni caso, per tutto il tempo necessario a portare l'inflazione core (depurata dei prezzi dell'energia) all'obiettivo fissato al 2 per cento. Quello di ieri è stato inoltre il primo appuntamento dopo il meeting di Riga in cui è stato deciso il tapering (la fine della politica monetaria espansionistica).

«L'enigma sui tassi rimane», sottolinea Anna Maria Grimaldi, senior economist della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, secondo cui «la Bce può permettersi di viaggiare con il pilota automatico. Rimaniamo dell'idea che il consiglio vorrà rimuovere i tassi negativi entro la fine del prossimo anno o a inizio 2020. Prevediamo almeno un rialzo dei tassi a settembre o ottobre 2019 e probabilmente un altro a dicembre». Il presidente della banca centrale ha poi ribadito che a ottobre taglierà gli acquisti di obbligazioni governative e societarie su base mensile da 30 a 15 miliardi per poi arrestarli definitivamente a dicembre. La Bce, tuttavia, continuerà a reinvestire nei titoli in scadenza per un periodo di tempo prolungato e, in ogni caso, fin quando necessario, in base alla regola delle quote paese nel capitale dell'Eurotower. Draghi, in modo sibillino, ha infatti detto che il consiglio non ha ancora fissato una riunione per discutere di eventuali modifiche alla politica di reinvestimento.

Quanto al futuro, il presidente della Bce si attende «una crescita solida e diffusa nella seconda metà dell'anno», anche se inferiore rispetto ai dati registrati nel 2017 «a causa di una performance più normale delle esportazioni». In questo scenario, «l'inflazione di fondo dovrebbe aumentare verso la fine dell'anno per poi continuare a rafforzarsi gradualmente nel medio periodo supportato dalle nostre misure di politica monetaria e dalla continua espansione economica». La minaccia di un'escalation di protezionismo da parte degli Stati Uniti rimane uno dei maggiori fattori di rischio alla crescita europea e, in merito, Draghi ha sottolineato che è troppo presto per valutare l'esito del vertice di ieri tra Donald Trump e il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Junker.

Rispondendo alle accuse lanciate una settimana fa dal presidente degli Usa, Draghi ha ribadito che «il tasso di cambio non è un obiettivo politico. Da decenni a livello internazionale siamo stati d'accordo ad astenerci da svalutazioni competitive».

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