nostro inviato a Ginevra
L'Aston Martin di Andrea Bonomi parlerà molto l'italiano. E non solo perché il patron di Investindustrial, milanese doc (è anche a capo del consiglio di gestione di Bpm), ne ha acquisito il controllo, pagando il 37,5% circa 940 milioni, ma perché la prestigiosa casa automobilistica inglese, che quest'anno celebra il centenario, sarà con tutta probabilità diretta da un manager italiano. «Stiamo cercando - afferma Bonomi, alla sua prima uscita, in occasione del Salone di Ginevra, da proprietario di Aston Martin - un ceo e lo stiamo facendo proprio sondando il panorama italiano. Aver portato a termine questa operazione dimostra che l'imprenditorialità italiana non è morta e che si può guardare a realtà straniere che hanno bisogno di un po' di italianità».
Bonomi parla poco distante dallo stand di Aston Martin, dove troneggia la lussuosa Vanquish dei 100 anni in edizione limitata. Oltre a una guida operativa, a cui affidare il rilancio e lo sviluppo del marchio, l'imprenditore deve sciogliere il nodo del partner tecnologico. «Parliamo con diversi soggetti - spiega - e tra questi c'è anche Mercedes-Benz, con la quale, attraverso il brand sportivo Amg, si è lavorato ai tempi di Ducati (la casa motociclistica, risanata da Investindustrial, è stata ceduta ad Audi, ndr). Aston Martin e Ducati hanno molte cose in comune, a partire dal popolo di appassionati che credono nel marchio e vogliono con tutto il cuore che continui a vivere». Quello di Bonomi, per la casa di Gaydon non sarà un mordi e fuggi. «Una nostra gestione - osserva - dura, solitamente, tra sette e dieci anni. Il piano di rilancio per Aston Martin è stato fissato in sette anni, quindi esamineremo i risultati».
Non è un mistero, comunque, che nel cuore di Bonomi ci sia, da sempre, l'Alfa Romeo, marchio che alcuni anni fa avrebbe tentato di conquistare mettendo sul piatto di casa Fiat un'offerta di tutto rispetto. Ma il Lingotto, che avrebbe conservato una partecipazione, non accettò. «Da milanese - dice Bonomi - amo l'Alfa Romeo, brand che rappresenta il futuro dell'auto italiana, quasi più di Ferrari, Maserati e Fiat».
Investindustrial, intanto, inietterà in Aston Martin 500 milioni di sterline in quattro anni. «Ci sarà più occupazione e cresceranno gli ingegneri. Intorno al progetto c'è positività. Non si può solo parlare di taglio dei costi...».
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