Borsa fredda su Telecom-Oi Telefonica punta su Londra

Giù il titolo in Borsa (-3,8%), gli analisti temono l'aumento di capitale Ma Madrid offre O2 a British Telecom in cambio di una quota del 20%

Non c'è pace per Telecom Italia. Dopo il consiglio che venerdì scorso ha affidato un mandato esplorativo all'ad Marco Patuano e al presidente Giuseppe Recchi per tentare un'integrazione con la brasiliana Oi, il titolo ieri in Borsa ha perso il 3,86%. Il mercato guarda infatti con preoccupazione agli sviluppi sudamericani, nel timore che l'eventuale operazione con Oi peggiori il debito (28 miliardi) di Telecom, fino a costringerla a un aumento di capitale. Da notare che anche Oi ha un debito pesante: 15 miliardi.

Telecom, insomma, fatica a trovare una via d'uscita per incrementare il fatturato e abbassare l'indebitamento. La società appare ingessata e poco dinamica a differenza di Telefonica che, dopo l'acquisto di Gvt in Brasile per integrare la fibra ottica con il suo gestore mobile Vivo, sta preparando una mossa in Gran Bretagna.

Oltremanica, Madrid vuole infatti integrare la sua controllata Mobile O2 con l'ex monopolista British Telecom. In cambio Telefonica otterrebbe il 20% del gestore fisso che però sta lavorando al progetto anche con il terzo operatore del Paese, ossia Ee, che fa capo a Orange e Deutsche Telekom. La mossa dovrebbe prevenire una eventuale infiltrazione in Europa di un colosso delle tlc come At&t.

Insomma, il panorama internazionale si muove, mentre Telecom resta nell'incertezza. Al momento l'unica notizia certa positiva è la vendita delle torri in Brasile per una cifra, oltre 900 milioni, superiore a quanto ipotizzato dagli analisti. L'incasso, però, è già praticamente ipotecato per l'acquisto delle nuove frequenze per il 4G.

Secondo gli analisti di Akros il cda Telecom di venerdì non ha aggiunto sostanziali novità: «La vendita delle torri - hanno spiegato - non è una sorpresa, perché prevista entro l'anno, a più riprese». Per contro Banco Espirito Santo, in un report su Telecom, dice di essere in favore di una cessione a pezzi di Tim Brasil agli altri operatori brasiliani, rispetto a un'integrazione Tim Brasil-Oi. Banco Espirito Santo è portoghese e, dunque, «di parte», visto che Oi controlla anche l'ex monopolista lusitano Portugal Telecom.

Secondo Asati, l'associazione dei piccoli azionisti di Telecom, solo un aumento di capitale, almeno da 2-3 miliardi di euro, potrebbe consentire alla società italiana di riprendere la strada verso la crescita, che passa per l'appunto verso l'integrazione con Oi. Se così non fosse, senza il Brasile e focalizzata solo in Italia, Telecom diventerebbe facile preda di qualche gigante d'Oltreoceano, come è per l'appunto At&t. Un discorso a parte è quello per la rete in fibra ottica.

Se Telecom riuscisse ad acquisire Metroweb, cosa piuttosto probabile se l'Antitrust non si metterà di mezzo, la società riuscirebbe a realizzare la rete in fibra ottica con l'aiuto di Cassa depositi e prestiti. Ieri Telecom ha intanto firmato un accordo con Ericsson per servizi innovativi in vista dell'Expo 2015 di Milano.

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