Economia

Borsa, tra i big dell'energia è corsa dello scorporo verde

Dopo Eni, Enel e A2a, si guarda alle mosse delle utility Cingolani: "Il G20? Un risultato prima impensabile"

Borsa, tra i big dell'energia è corsa dello scorporo verde

Si avvicina per le big dell'energia l'esame di metà ann: in particolare, per Enel ed Eni il test dei conti semestrali sarà giovedì e venerdì. L'appuntamento per le società guidate da Claudio Descalzi e Francesco Starace cade dopo l'accordo su Clima e Ambiente sancito dal G20, che darà una accelerata ai progetti verdi, in linea con la transizione energetica. E, si scommette nelle sale operative, potrebbe accelerare anche la corsa delle società agli spin-off verdi. «L'attenzione per i progetti dell'ambiente e le risorse che attira stanno spingendo molte aziende in Europa, come in Italia, a scorporare il business verde in una società a parte per valorizzarla al massimo attraverso quotazione, o l'ingresso di nuovi soci», spiega un analista a il Giornale, citando i casi di Eni e A2a.

La prima ha già annunciato che punta a farsi in tre, con una divisione ad hoc tutta green, che potrebbe essere quotata. Quanto ad A2a, che nel piano ha puntato 16 miliardi sui progetti verdi, in giugno ha annunciato la nascita di una newco (in coppia con Ardian) nella quale la multiutility conferirà la piena titolarità o partecipazioni di maggioranza in un portfolio di asset relativi alla generazione di energia (idroelettrica, Ccgr, eolica e solare), vendita di energia, energy management, stoccaggio e progetti legati all'idrogeno. «Questo trend proseguirà, aspettiamoci altri progetti analoghi tra i big del settore», prosegue l'analista. In partita ci sono, oltre a Eni e Enel che ha da tempo scorporato il business verde in Enel Green Power, le utility (A2a, Iren, Hera, Acea), Italgas, Snam, Falck, Erg, Saipem e Fincantieri.

Dopo il G20 si attende peraltro un'accelerazione dei progetti. Che i tempi possano accorciarsi, lo dimostra anche il fatto che in caso di ricorso al Tar, le opere del Pnrr proseguiranno il loro iter e non subiranno interruzioni. Insomma, per i progetti di questo tipo ci sarà una corsia preferenziale come prevede il decreto Recovery approvato alla Camera.

I progetti saranno poi favoriti dalla pioggia di finanziamenti che arriverà con l'accordo del G20, i 100 miliardi decisi a Parigi, e la priorità sarà per efficienza energetica e idrogeno (un settore che in Italia coinvolge anche Poste, Fca, Fs).

Secondo il documento approvato venerdì dal G20, e definito «impensabile solo pochi anni fa» dal ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, «gli investimenti in energie rinnovabili e tecnologie a basse emissioni sono ritenuti un'opportunità per la crescita economica. I G20 si impegnano a destinare una quota ambiziosa dei fondi per i piani nazionali di ripresa e resilienza post-Covid a favore di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici».

Quanto al test dei conti delle big dell'energia di Piazza Affari, Credit Suisse sottolinea che Eni aggiornerà la previsione del Brent di riferimento 2021 che contribuirà a fissare la componente variabile del dividendo e il buy-back. «Al dividendo minimo di 0,36 euro per azione, verrà sommata una componente variabile di valore crescente a partire da un Brent di riferimento pari a 43 dollari al barile. Il buy-back sarà attivato a partire da un Brent di riferimento di 56 dollari al barile», si legge nell'outlook 2021 di Eni. Dal punto di vista finanziario, il consensus del secondo semestre prevede un utile operativo adjusted di 1,62 miliardi, un utile netto adjusted di 0,57 miliardi con una performance molto positiva per l'exploration and production. Quanto invece a Enel, il consensus non è ancora stato reso noto ma le attese sono positive.

Secondo Goldman Sachs «dopo una partenza d'anno difficile, parecchi driver sono migliorati molto per il settore utility: il calo dei tassi di interesse e le politiche sul clima che continuano ad avere un rilievo crescente».

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