Ultimi botti per la mastodontica ricapitalizzazione del Monte Paschi da 5 miliardi di euro: i diritti d'opzione, di cui è terminata ieri la contrattabilità in Borsa hanno chiuso la seduta con un balzo del 9,2% a 21,8 euro (due settimane fa avevano aperto a 23,1 euro), mentre le azioni di Rocca Salimbeni hanno terminato a 2,18 euro, in rialzo del 4,6 percento. «La forte diluizione dell'aumento di capitale ha falsato le ultime due settimane di negoziazione», nota Vincenzo Longo, strategist di IG. E in effetti gli azionisti che decideranno di non esercitare i diritti d'opzione si troveranno con una partecipazione azionaria praticamente polverizzata. C'è comunque tempo ancora una settimana: fino al 27 giugno infatti i diritti d'opzione potranno essere esercitati per acquistare, a un euro ciascuna, azioni di nuova emissione con un rapporto di 214 ogni cinque titoli detenuti.
A tenere elevato l'interesse sul Monte hanno concorso gli arbitraggi tra titolo e diritto da un lato e l'appeal sul fatto che la banche diverrà definitivamente contendibile. Fino all'ultimo, infatti, l'acquisto dei diritti ha rappresentato un accesso a forte sconto a una Rocca Salimbeni che, con la ricapitalizzazione, oltre a rafforzare la propria solidità patrimoniale, ha aumentato l'appeal speculativo. E infatti c'è chi come Equita ha visto nell'operazione un'ottima occasione di shopping. «Al prezzo del diritto compreremo titoli Mps a 1,45 euro ovvero a 0,76 volte il tangible. La nostra tesi è che il miglioramento della redditività e l'appeal speculativo poteranno il titolo a una volta il tangibile commenta il broker che sul titolo ha una raccomandazione a buy e un target a 1,9 euro. «Un rapporto tra prezzo e tangible book value a 0,77 è comunque in linea con la media delle banche italiane», raffredda però gli entusiasmi Stefano Reale di Pharus.
In attesa dei dati definitivi dell'aumento di capitale (entro cinque giorni lavorativi dal termine dell'operazione, quindi il 4 luglio), qualche considerazione è comunque possibile farla.
Negli ultimi mesi il libro soci di Mps ha infatti comunque già subito una profonda metamorfosi. La Fondazione Mps, stretta dai debiti, è infatti rapidamente scesa dal 33,5% al 2,5% della banca, soglia che dovrebbe rimanere stabile al termine della ricapitalizzazione, così come quella del patto di sindacato che lo stesso ente di Palazzo Sansedoni ha sottoscritto con Fintech Advisory e a Btg sul 9% del capitale del Monte. Potrebbe invece completare il disimpegno la famiglia Aleotti, scesa in primavera dal 4 all'1,03%; altra incognita è poi Unicoop Firenze ridimensionata all'1% dal precedente 3%. Gli occhi sono puntati soprattutto sugli investitori stranieri: Blackrock (al 3,2%) e Axa (accreditato intorno al 3%) che secondo indiscrezioni dovrebbero almeno sottoscrivere pro-quota; così come per Ubs (al 2,3%) e JP Morgan Chase (al 2,5%).
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