Piazza Affari si risveglia questa mattina, dopo lo il tracollo-choc causato dalla Brexit e il successivo recupero, vicina ai livelli di metà giugno: 16.295 punti la chiusura dell'Ftse Mib di venerdì (+0,6%). E la giornata sarà un test cruciale per la capacità di tenuta di tutti i listini europei.
Le Borse (indice eurostoxx 600) «sono tornate su prezzi che riflettono in modo corretto i fondamentali delle aziende, adesso dipende se le stime saranno confermate», sottolinea Gianluca Verzelli, vice direttore centrale di Banca Akros. Il riferimento è sia alla tenuta del pil europeo, allo stato si stima che la Brexit avrà un contraccolpo del -0,6% nel giro di 12 mesi, sia alla prossima ondata di trimestrali: solo l'Italia nel 2015 aveva racimolato un surplus commerciale da 12 miliardi verso i sudditi di Sua Maestà britannica.
Quello di Milano è però un caso molto particolare, che divide gli analisti. Perché se da un lato la liquidità pompata dalla Bce e dalle altre banche centrali sta aiutando tutti ad accettare lo strappo inglese, prima vissuto come una riedizione del crac di Lehman Brothers, e sterilizza lo spread Bund-Btp, dall'altro resta il fantasma di una nuova ondata di ricapitalizzazioni per le banche. Non per nulla il governo Renzi si sta giocando tutte le carte con l'Europa per ottenere l'assenso a puntellare i corsi di Borsa con iniezioni di denaro pubblico. Per avere un'idea del problema, basta dire che l'indice Ftse del settore creditizio di Piazza Affari segna un rosso del 54% negli ultimi sei mesi. A pesare sulle banche sono gli 80 miliardi di sofferenze, per cui potrebbe essere necessaria una cura da 40 miliardi. In Piazza Affari si continuerà quindi a navigare a vista in attesa di capire come sarà l'Europa dopo il «leave» britannico: «Se la Commissione non fa nulla, dovremo agire noi e risolvere i problemi tra governi. Se non si aggiungono tutti i 27, si dovrà iniziare con pochi», ha attaccato il ministro tedesco Wolfgang Schäuble, sottolineando come occorra «pragmatismo».
Gli operatori sono poi preoccupati per la Cina, dove la manifattura fatica a tenere i ritmi di crescita, così come è un osservato speciale il dollaro: venerdì sono attesi i dati sul lavoro americano (si stima la creazione di 180mila posti). La Borse andrebbero, quindi, ormai approcciate non più con un criterio settoriale, ma geografico - interviene Verzelli - invitando a fare una scommessa, tramite Etf o fondi specializzati, sull'intero indice europeo o americano.
Quanto invece alle banche italiane, l'esecutivo vuole una seconda arma da affiancare al fondo Atlante.
Perché più i prezzi di Borsa sono bassi, più è arduo ricapitalizzare. I passi falsi, a partire dal il frettoloso recepimento del bail-in in Parlamento, sono stati però numerosi e anche l'ultima scialuppa da 150 miliardi per assicurare liquidità agli istituti non appare una risolutiva.
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