«A breve annunceremo un grande piano per la banda ultralarga». Lo dice il premier Giuseppe Conte, ormai arrivato all'annuncio dell'annuncio. In cosa possa consistere il piano si può immaginare. Convincere i due contendenti, Telecom e Open Fiber, a convergere su una strada comune per realizzare una rete unica in fibra con l'aiuto di Cdp, controllata dal Mef, che è azionista di entrambi, rispettivamente con il 10 e il 50%.
Certo l'operazione è complessa ma l'intervento del fondo Kkr pronto a entrare nella vecchia rete in rame di Telecom, che nel frattempo è stata svecchiata e resa capace di velocità di navigazione almeno fino a 30Mb, potrebbe aiutare. Ma è ovvio che Telecom non voglia mollare il controllo della rete in fibra, come invece vorrebbe Open Fiber con il presidente Franco Bassanini in testa. Insomma una partita difficile resa complicata anche dalle cause, vero o presunte, che le due società sono pronte a intentare l'una contro l'altra per 1,5 miliardi di euro. Dato che Open Fiber accusa Telecom di aver artatamente ritardato i suoi lavori nelle aree bianche, ossia quelle a fallimento di mercato che doveva cablare dopo aver vinto gare Infratel per 2,5 miliardi. Mentre Telecom l'accusa di concorrenza sleale dato che i prezzi di accesso alla sua rete in fibra sono regolati dall'Agcom mentre Open Fiber può fare ciò che vuole, con il risultato di accaparrarsi i clienti. Così mentre Open Fiber si è comperata Metroweb per avere la rete in fibra a Milano, zona nera e dunque molto lucrosa, per eccellenza, sul fronte dei collegamenti in fibra, ha forse trascurato i comuni meno redditizi facendosi poi tirare le orecchie, se così si può dire dal ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli.
Grazie a Metroweb, e ai prezzi «liberi» che può praticare, Open Fiber ha oggi in portafoglio una nutrita schiera di clienti come Vodafone, Wind Tre, Sky e da ieri anche Iliad che ha firmato, come già annunciato un accordo, ed è pronta a lanciare i suoi servizi di tlc anche sulla rete fissa oltre che sul mobile.
Certo ora tocca al governo spingere l'acceleratore sulla realizzazione dell'infrastruttura, la rete in fibra, che in Italia latita. Infatti secondo il sito del ministero la diffusione della fibra è limitato al 20% della popolazione. E su circa 7mila comuni da cablare quelli completati sono 105, ossia l'1,5%. Detto questo secondo i dati resi noti ieri da Agcom a fronte di livelli di copertura territoriale che consentono all'88,9% delle famiglie di accedere a servizi internet con velocità maggiori o uguali a 30 Mb, solo il 37,2% delle stesse possiede una simile connessione. Ed era proprio questo dato sconfortante che aveva spinto la Telecom, guidata da Franco Bernabè, a «rallentare» la costosa cablatura del paese.
Un ritardo che ha dato adito al governo Renzi a spingere Enel sulla strada delle tlc forse sottovalutando il problema che poi ne sarebbe nato. Ossia due gestori e due reti in fibra per un paese solo.
Negli anni lo stato sul fronte della banda ultralarga di sbagli ne ha fatti tanti, non considerando prioritaria la necessità di fornire a tutti
l'accesso questa importante infrastruttura. Ma anche Telecom, da parte sua, non è da meno. A partire dal progetto Socrate, che per portare lavoro al sud, cominciò il cablaggio dell'Italia da Bari e Palermo, invece che da Milano.
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