«Buone notizie. Ecco i dettagli sull'italiana Monte dei Paschi di Sienna». Così, scrivendo una «N» di troppo nel nome della banca (quasi una bestemmia, per i senesi), il Commissario Ue alla Concorrenza Margrethe Vestager ha annunciato su Twitter il via libera di Bruxelles all'ingresso dello Stato nel capitale di Mps. Che dopo sei mesi di trattative può considerarsi salva, Seppur ad alcune condizioni, dettate ovviamente dalla Vestager.
La Commissione ha infatti comunicato di aver raggiunto un accordo di principio con l'Italia per la ricapitalizzazione precauzionale dell'istituto, che prevede un severo piano di ristrutturazione, tetto agli stipendi dei manager e il cosiddetto burden sharing per azionisti e obbligazionisti subordinati. Ovvero lo schema previsto dalla direttiva Brrd per le risoluzioni delle crisi delle banche solventi. Come Mps, sospesa in Borsa dal 22 dicembre, che secondo la Bce ha una carenza di capitale di 8,8 miliardi. Il Tesoro potrebbe metterne 6,6, salendo come azionista dall'attuale 4% al 70 per cento. Ma il «Monte di Stato» avrà dei costi. Per la stessa banca che dovrà ritrovare la redditività nel lungo periodo: ieri la Vestager non ha parlato di numeri - verranno forniti quando l'accordo sarà definitivo - ma ci si aspetta che prevedano una nuova ondata di esuberi (le ultime stime parlano di circa 6mila tagli, dai 10mila richiesti dall'Europa, a fronte dei 25mila dipendenti) e la chiusura di centinaia di filiali. Dovrà inoltre essere fissato un tetto alle retribuzioni dei top manager fino a 10 volte il salario medio dei dipendenti Mps. Secondo i sindacati, fatti due calcoli, nessuno al vertice potrà guadagnare oltre 470mila euro.
Ci sarà però anche un costo per i risparmiatori: in base alle regole Ue, il capitale azionario e gli obbligazionisti subordinati devono contribuire al costo del risanamento per limitare al massimo possibile l'uso di risorse pubbliche con il burden sharing. Gli obbligazionisti subordinati retail che sono vittime di vendite fraudolente (mis-selling) potranno essere compensati convertendo quei titoli in azioni e poi comprando quelle azioni da questi investitori (il ristoro complessivo previsto si aggira attorno ai 2 miliardi). I correntisti non saranno invece coinvolti. Il problema «delle compensazioni è una questione gestita dalle autorità italiane ed è separata dalla decisione odierna», ha però sottolineato ieri un portavoce Ue.
Il gruppo di Rocca Salimbeni, inoltre, venderà il suo intero portafoglio di sofferenze a condizioni di mercato, per ridurre i rischi nel suo bilancio, una operazione da 26 miliardi per la quale la banca ha annunciato lunedì scorso un negoziato in esclusiva con il fondo Atlante e altri investitori fino al 28 giugno. Il prezzo della cessione sarà decisivo, perché un prezzo troppo basso richiederebbe nuove rettifiche in bilancio.
Ottenuto il via libera politico, ora manca quello tecnico e definitivo, che arriverà dalla Commissione Ue fra qualche settimana. Prima la Bce dovrà valutare la validità patrimoniale del piano di Mps e Atlante completare l'acquisto degli npl.
«Tutti i nodi sono stati risolti», ha assicurato il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan.Lo Stato potrà restare nel capitale per i cinque anni del piano di ristrutturazione fissato al 2021, ma l'obiettivo è che ne esca prima.
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