Carige, l'ok di Cassa Centrale dipende dal sì di nuovi soci

Bcc pronte a salire oltre il 10% se interverranno anche Mediocredito e Credito sportivo. Malacalza in stand-by

Carige, l'ok di Cassa Centrale dipende dal sì di nuovi soci

Entro il 25 luglio, data fissata da Francoforte, dovranno andare a posto tutti i tasselli del salvataggio di Carige cui sta facendo da regista il Fondo interbancario di tutela dei depositi guidato da Salvatore Maccarone che ieri ha fatto il punto in cda sulla trattativa.

Ma come potrebbe essere il futuro azionariato se il tentativo andrà a segno? E quanti soldi metterà chi si siederà nel parterre dei nuovi soci? La strada da percorrere è ancora lunga. I pesi sono in via di definizione, tuttavia si può delineare un possibile scenario. Il rafforzamento patrimoniale che serve alla banca genovese è di 900 milioni da distribuire fra i diversi giocatori in campo. Una parte, circa 200 milioni, saranno raccolti sotto forma di bond che potrebbero finire nel portafoglio di soggetti pubblici come Mediocredito Centrale e Credito Sportivo oppure alla Cassa Centrale. L'altra parte, almeno 700 milioni, sarà in equity: 320 milioni sono frutto della conversione da parte dello schema volontario del Fitd (cui aderiscono le banche sane del sistema) del bond subordinato sottoscritto a novembre che verrà votata dall'assemblea del fondo fissata per il 23 luglio. I rimanenti 380 milioni verrebbero messi sul piatto dallo stesso gruppo delle Bcc trentine che dovrebbe partecipare alla ricapitalizzazione acquisendo inizialmente meno del 10% di Carige, soglia al di sotto della quale non serve l'autorizzazione della Bce (giovedì un cda straordinario farà il punto della situazione). A fianco di Cassa Centrale si dovrebbero muovere il braccio obbligatorio del Fondo interbancario che, alla luce della favorevole sentenza della Corte Ue sulla vicenda Tercas, avrebbe ora margine per intervenire direttamente. Nonché gli attuali azionisti della banca. A partire dalla famiglia Malacalza che potrebbe versare qualche decina di milioni nel rafforzamento patrimoniale insieme a qualche altro socio come Gabriele Volpi e Aldo Spinelli. Ovviamente gli azionisti possono decidere di aderire oppure no. Se non aderissero, aumenterebbe la quota di Cassa Centrale e del Fondo interbancario. Ciò che rende ancor più incerto il quadro futuro è che se la Cassa Centrale si accollasse una parte del bond, la sua fetta di equity verrebbe ridotta. Non solo. Fonti del Fitd ieri riferivano che la Cassa trentina potrebbe essere disponibile a salire oltre il 10%, ma in uno schema che includa anche il Credito sportivo e il Mediocredito centrale.

I punti interrogativi sono, dunque, ancora tanti: i trentini accetteranno, e in quali termini, di far parte di questo schema come partner industriale di lunga durata? E i Malacalza, oggi al 27%,

voteranno a favore? Il voto della famiglia è necessario visto che il via libera definitivo a qualsiasi piano dovrà passare al vaglio dell'assemblea straordinaria. Ma né il patron Vittorio né i figli si sono ancora espressi.

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