Carige, lo scontro al vertice finisce nel mirino dei giudici

Nel mirino le spese extra budget e i deficit patrimoniali I timori del mercato e il gioco di alleanze per il cda

Carige, lo scontro al vertice finisce nel mirino dei giudici

Sorvegliata speciale da Consob, Bankitalia, Bce e Procure, Carige non conosce pace. Gli investitori temono un altro «salvataggio» di Stato, mentre a Piazza Affari il titolo non arriva a toccare neppure il centesimo e ha chiuso l'ultima seduta a 0,0087 euro, pari a una capitalizzazione di 480 milioni di euro, settanta milioni in meno rispetto all'ultimo aumento di capitale chiuso lo scorso inverno.

Stando a indiscrezioni di stampa la Procura di Milano, con cui l'organo di vigilanza dei mercato ha aperto un protocollo proprio che prevede lo scambio di documentazione, avrebbe acceso il faro sui diversi punti critici evidenziati dalle lettere di dimissioni dell'ex presidente Giuseppe Tesauro, dal vice Vittorio Malacalza che della banca ligure è azionista di riferimento con il 20,6% del capitale, di Stefano Lunardi e Francesca Balzani. «Carige, e non da oggi, è seguita dagli uffici Consob con la massima attenzione, minuto per minuto» sottolineano fonti vicino all'istituto presieduto da Mario Nava.

Sotto osservazione, tra l'altro, l'escalation nelle spese delle consulenze esterne extra budget (per 44 milioni circa di cui 17 milioni per consulenze su operazioni straordinarie), i costi del consorzio di banca a sostegno della ricapitalizzazione (52 milioni per garantirne 180) e lo sforamento patrimoniale denunciati da Lunardi nel lettera di dimissioni inviata appunto Consob e Bce. «I dati del trimestre evidenziavano un leggero sforamento della solidità patrimoniale a livello di total capital ratio (al 12,3% inferiore al target Srep 2018 pari al 13,25%)» spiega l'esperto secondo cui la situazione non è tale da richiedere un immediato intervento sul capitale.

Il deficit patrimoniale peraltro sarebbe potuto anche rientrare con l'emissione del prestito subordinato Tier 2 fino a 500 milioni annunciato lo scorso febbraio e più volte rinviato in attesa che si «verifichino le condizioni di mercato utili ad emettere un prestito subordinato con le caratteristiche attese». Condizioni che a quanto pare non arrivano mai. Su questi temi, oltre che su altri aspetti riguardanti una governance ritenuta poco collegiale, lo stesso Lunardi ha già avuto modo di chiarire in Consob.

Nel frattempo, in questo intreccio di accuse e contro accuse, l'ad Paolo Fiorentino ha dichiarato di voler querelare per diffamazione Tesauro, mentre Malacalza ha annunciato di aver dato mandato al proprio legale «di prendere in esame documentazioni, condotte e fatti posti in essere da soggetti apicali» per valutare eventuali azioni legali.

Intanto, nel corso di quest'estate bollente sotto la Lanterna, il prossimo appuntamento è fissato per il cda del 3 agosto chiamato a fissare una data a metà settembre per l'assemblea degli azionisti.

L'assise dei soci, su proposta di Raffaele Mincione (al 5,4% del capitale anche se non manca chi lo vede già all'8%), si pronuncerà poi sulla revoca del cda e la nomina di un nuovo vertice. Nessun colpo di scena è escluso, mentre le alleanze sono in corso e ci si chiede quali posizioni terranno la società pubblica Sga (al 5,3%) e Gabriele Volpi (al 9%).

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