«I dispositivi con schermi grossi sono stupidi». In una sola frase c'è tutto il perché l'Europa ha perso l'ultima azienda di hi-tech e non un'azienda a caso. Visto che la frase di cui sopra è stata pronunciata solo un anno fa da Niklas Savander, manager Nokia, il quale sposava l'idea che uno smartphone non dovesse mai superare i 4 pollici. Il fatto che l'ultimo nato della casa, cioè il Lumia 1020, sia già a 4 pollici e mezzo e che ora Nokia non sia più finlandese, racconta insomma il declino di un Continente sempre più vecchio nel mercato globale moderno.
Nokia, insomma, è ancora oggi un simbolo, ma purtroppo non come l'Europa intendeva esserlo quando il business di una società nata per confezionare prodotti forestali decise di fondersi con altre due che commerciavano in cavi e pneumatici per lanciarsi nel mondo della tecnologia. Erano quelli - gli anni '70 - in cui una popolazione di soli 5 milioni di persone stava diventando stretta per un'azienda che voleva cambiare il mondo.
Così fu: dopo un avvio nel mercato delle tv, da Helsinki il concetto di portabilità dei telefoni divenne presto una realtà e gli avversari americani di Motorola venivano man mano sopraffatti a colpi di utili.
Nokia, insomma, era il telefonino, era Europa. E nonostante un paio di crisi di assestamento arrivò alla soglia del Duemila da dominus del mercato: nel 1993, ad esempio, quando furono lanciati i primi cellulari della serie 2100, l'obiettivo era di venderne nel mondo 400mila. Ne furono acquistati in breve 20 milioni. E nel 1998 il brand era all'undicesimoposto nel mondo nella classifica di notorietà, subito dopo Marlboro.
Ecco, i numeri sono quelli che spiegano la fine di un impero, il declino progressivo di un marchio battuto non sulla tecnologia (il citato Lumia 1020 è probabilmente il miglior smartphone della nuova generazione e fa foto a 41 megapixel), ma nell'appeal. Un po', appunto, come il nostro vecchio e scricchiolante continente. E poi ci sono i nomi, perché se solo una quindicina di anni fa i rivali si chiamavamo Siemens o Ericsson, oggi la potenza di Apple e il vento dell'Est hanno rivoluzionato tutto: Ericsson, dalla Svezia, è finita nella mani dei giapponese di Sony, Samsung produce dalla Corea (e con furore) prodotti in serie che cannibalizzano il mercato, La Cina avanza con Huawei, Apple cerca un rilancio dopo aver reinventato un genere, ma comunque ha tanta liquidità in tasca che si potrebbe comprare una nazione. E soprattutto ai consumatori loro piacciono, Nokia non tanto.
In tutto ciò c'è, però, una via d'uscita, se poi Microsoft viene proprio in Europa ad acquistare il proprio futuro.
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